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mercoledì 5 dicembre 2012

6 DICEMBRE CAGLIARI MANIFESTAZIONE STUDENTESCA

In un paese che fino a poche settimane fa sembrava totalmente pacificato e rassegnato ai sacrifici imposti dalle politiche di austerity, la presenza di un movimento studentesco ampio e diffuso, capace di portare in piazza istanze vertenziali delle scuole e delle università e di leggerle e contestualizzarle nell'ambito di una battaglia generale, è stata la novità non prevista per molti. Il 14 novembre gli studenti e le studentesse, la generazione precaria, hanno alzato la testa anche nel nostro paese, come S
pagna, Grecia e Portogallo. Siamo tornati in piazza il 24, dimostrando di non avere paura, di non essere spaventati dalla repressione messa in campo dalle forze dell'ordine nella giornata del 14. Come studenti e studentesse, torneremo in piazza il 6 dicembre, in occasione dello sciopero di otto ore indetto dalla FIOM.

Le data del 6 ha un significato importante. Per anni si sono contrapposti i diritti dei “garantiti” alla precarietà dei non garantiti, individuando nelle garanzie degli uni la causa dell'insicurezza degli altri. Ora questa divisione è andata cadendo a causa della crisi, dell'austerità e delle riforme del governo. L'aumento della disoccupazione, soprattutto giovanile, la precarietà che non si sostanzia solo nelle forme contrattuali, ma si manifesta ogni giorno come un male latente. É la precarietà esistenziale, condizione materiale e psicologica tristemente propria oggi di milioni di persone nel nostro paese un numero insostenibile, che delinea i contorni di una crisi generazionale senza precedenti. Questa incertezza riguardo al futuro ormai si è estesa a tutta la società italiana ed è stata utilizzata a lungo come deterrente, come strumento per mettere a tacere le proteste, in una falsa ottica di unità nazionale, in cui tutti devono concorrere a tenere a galla la barca. Una retorica che non possiamo più accettare: il 6 è necessario scendere in piazza per dimostrare come i sacrifici che ci vengono chiesti non siano l'unica soluzione possibile, ma come attraverso i saperi, liberi dagli interessi del mercato, sia possibile costruire e creare un cambiamento.

Oggi possiamo vincere. Il governo ha già ritirato l'aumento dell'orario di lavoro degli insegnanti, l'iter parlamentare del PDL Aprea è stato bloccato per ora grazie alle mobilitazioni, ma tutto questo non ci può bastare!

Vogliamo costruire un paese che si regga sulla democrazia nei luoghi di lavoro e di studio, un Paese dove vengano garantiti i diritti e la dignità, a scuola, nelle università e in fabbrica, vogliamo lottare per un Paese dove l'istruzione e la ricerca abbiano investimenti pubblici per immaginarci un nuovo modello di sviluppo per uscire dalla crisi e per costruirci un presente e un futuro giusto e degno!


IL 6 DICEMBRE

LE NOSTRE LOTTE FARANNOSCUOLA!

NON CI FERMIAMO, RIPRENDIAMOCI IL PAESE!

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