mercoledì 28 novembre 2012

Coordinamento Scuole Roma


A proposito della legge 3542 Ghizzoni-ex Aprea e del DPR sulla valutazione (Schema di regolamento sul sistema nazionale di valutazione in materia di istruzione e formazione).

 Gli interventi sulla scuola di questo governo non si sono limitati alla proposta dell’aumento dell’orario di lavoro frontale dei docenti,ma hanno dato seguito al disegno di legge 3542 (ddl ex Aprea), approvato in Commissione Cultura alla Camera (Capogruppo PD Manuela Ghizzoni), da leggersi insieme col DPR sulla valutazione in discussione al Senato.
Il disegno di legge e il DPR citati si prestano in realtà ad...
una lettura univoca e si completano vicendevolmente portando a delle trasformazioni sostanziali della scuola statale nella direzione di una riduzione degli spazi di partecipazione democratica, di un ulteriore fattore di differenziazione socio-economica, di perdita di importanza della figura dello studente come persona critica e consapevole.
Nella ddl Ghizzoni-Aprea si propongono alcune importanti novità come l’autonomia statutaria della scuola, la trasformazione dei suoi organi collegiali e delle loro competenze, la partecipazione di membri esterni, un nuovo ruolo dato alle Regioni.
A fronte di questo allargamento dell’autonomia si creano poi organi interni ed esterni di valutazione della scuola nel suo insieme, affidando un ruolo decisivo all’Invalsi e all’Indire.
Maggiore autonomia o maggior controllo? Quale tipo di controllo? Data la presenza di soggetti esterni alla scuola sembrerebbe di tipo aziendalistico, data l’organizzazione facente capo ad Indire ed Invalsi sembrerebbe basato esclusivamente su indicatori di tipo nozionistico. Ci si chiede allora da dove nasca questa idea di scuola e a quali esigenze risponda.
L’autonomia scolastica porta attraverso questi progetti di legge ad una differenziazione dell’offerta formativa degli istituti, in modo più profondo rispetto alla scuola di adesso dove le discipline curricolari seguono nelle linee generali i programmi ministeriali e anche la loro articolazione oraria.
Con l’implementazione dell’autonomia attraverso tali disegni di legge sarà dato maggiore spazio all’offerta formativa dei singoli istituti o sarà resa operativa una volontà di differenziazione e di arricchimento di determinati ambiti rispetto ad altri? Quali saranno le risorse del finanziamento? Sembra plausibile che i finanziamenti esterni rappresenteranno non solo un elemento importante, ma determinante nelle scelte e negli indirizzi da intraprendere.
Sulla carta i membri esterni faranno parte del Consiglio dell’Autonomia senza diritto di voto nel suo seno. Ma potranno essere così poco significativi nell’indirizzare le scelte del più importante organo scolastico nel momento che entreranno nel finanziamento dello stesso istituto?
Il Consiglio d’Istituto diventerà Consiglio dell’Autonomia, ma soprattutto nel ddl 3542 si distingue bene tra la funzione di indirizzo, la funzione di gestione e quella didattico-educativa, le ultime due di pertinenza del DS e dell’ex Collegio Docenti (ribattezzato Consiglio dei Docenti).
Lo statuto di ogni singola scuola deciderà attraverso il proprio regolamento forme e modalità di organizzazione delle singole componenti.
Dunque si avrà un superamento degli organi collegiali così come li conosciamo, Consiglio d’Istituto e Collegio dei Docenti e una ridefinizione delle loro competenze, senza nessuna garanzia di uniformità fra le diverse scuole del territorio nazionale, né di effettiva rappresentanza democratica.
Cambiare secondo questo criterio l’organizzazione della scuola con i suoi organi collegiali significa superare il modello di una scuola democratica e partecipativa e sostituirla con una dove la “governance” è affidata al Dirigente Scolastico e ai membri di un consiglio, non si sa ancora come scelti e da chi, che avranno di fatto e di diritto una vera dirigenza.
Le competenze di tutti gli altri docenti devono essere fondamentalmente quelle di occuparsi di didattica. Ma quale tipo di didattica viene pensata per questa scuola dell’autonomia?
Un modello di efficienza aziendale.
Ma questo serve alla scuola?
Si sottolinea l’importanza delle Regioni e il collegamento alle realtà territoriali. Perché?
La valutazione dell’istituto viene affidata ad un organismo interno e ad un super organismo esterno, composto da personale del Miur e dell’Invalsi.
È giusto che finalmente un ministro voglia controllare lo stato delle sue istituzioni scolastiche che le sottoponga a verifiche e monitoraggi, perché allora alla direzione dell’Invalsi – questo importante istituto di valutazione – è stato collocato non un esperto di scuola, uno studioso, un autorevole personaggio del mondo della ricerca ma prima Cipolletta e poi Sestito, personalità provenienti dalla Banca d’Italia?
Sarà del tutto casuale, allora, che la Fondazione Treellle (composta e sostenuta da personaggi della cultura, rappresentanti della Confindustria, delle banche e della finanza uniti insieme in quella che loro definiscono una lobby trasparente) abbia prodotto già negli anni passati un’idea di scuola che nelle linee generali è quella che si sta proponendo?
Basta leggere le pubblicazioni, i Quaderni, disponibili sul sito treellle.org oppure leproposte della Fondazione Agnelli, per ritrovare tutti i principi fondamentali ispiratori della proposta di legge ex -Aprea, ora lievemente modificati nel ddl 3542:
  • una scuola affidata ad un dirigente manager, con la collaborazione di membri esterni, sottoposta ad esigenze quindi “territoriali” e private, dove la funzione docente non è più centrale ma subordinata;
  • una scuola dove non tutte le componenti partecipano alla sua gestione in maniera paritaria, ma con funzioni gerarchizzate ben distinte;
  • la formazione della scuola pubblica non più garantita nei suoi livelli a tutti, ma differenziata a seconda delle realtà e delle risorse locali e di fatto, nelle aree più depresse del nostro paese, abbandonata al proprio destino dopo anni di tagli consistenti;
  • una scuola valutata e misurata attraverso i test Invalsi, che rilevano un risultato finale, e non tutto il lavoro svolto, con l’accertamento di determinate competenze, ignorando tutta la complessità che entra in gioco nella valutazione finale delle peculiarità di ciascun alunno da parte di un insegnante.
Il mondo della Finanza e della Confindustria ritiene necessario esprimere la sua idea della scuola e lo fa con tutto il suo potere che gli deriva dalla grandi risorse economiche e dal controllo dei principali mezzi di informazione di cui dispone.
Non è difficile infatti rintracciare nelle loro pubblicazioni tutte le idee fondamentali di una scuola che se non è ancora esattamente quella pensata da queste organizzazioni, vi si avvicina sempre di più, passo dopo passo.
Loro fanno sentire la loro voce con tutto il loro peso, ma noi docenti democratici dobbiamo far sentir la nostra, avanzando noi una proposta di scuola da difendere e da migliorare.

Roma, 26 novembre

Firmatari:
Antonella Donnini, Barbara Gentili, Maria Cecilia Flamini, Laura Mazzotti, Paolo Francini, Maria Pina Venditti, Loretta Ferrante, Elisabetta Micucci, Annalisa Carletti, Maria Concetta Mondello, Anna Aita, Federica Salvetti, Cristina Ciotti, Fabio Massimo Bassan, Stefania Capitani, Luca Bernardini, Gabriella Pisello, Franca Donato, Floriana Blasi, Annarita Pagliara, Claudio Dore, Stefano Circi, Biagio Fierro. Stella Marina Minutoli.

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