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sabato 8 dicembre 2012

Referendum sulle scuole private Curia imbufalita, Pd imbarazzato mentre Sel gongola

 di Giorgio Ponziano  

Si farà. Sono state raccolte 13.500 firme, il 50% in più delle 9 mila necessarie. C'è solo da stabilire la data: lo stesso giorno delle elezioni politiche (col quorum assicurato e qualche problema se vincerà il sì per la coesione della maggioranza di centrosinistra che sostiene Virginio Merola) oppure qualche settimana dopo (col quorum a forte rischio e probabilmente nessun grattacapo per Merola)?
Si tratta del referendum sul finanziamento pubblico alle scuole private...

Sulla scheda, la domanda: lo volete o no ? Ma anche il quesito se il milione di euro attualmente speso dal comune per finanziare le scuole private non debba essere dirottato sulle scuole pubbliche, che languono per carenza di fondi.
I bolognesi saranno i primi cittadini italiani a doversi pronunciare su un tale quesito che, già all'atto della sua proposta (con l'avvio della raccolta delle firme) ha spaccato la maggioranza di centrosinistra: il Pd è contrario al referendum (e favorevole al finanziamento), Sel, Idv e federazione della sinistra sono a favore. E poiché anche il Pdl è contro si è formato un'asse Pd-Pdl in opposizione ai compagni di giunta dei piddini. A favore si sono espressi anche i 5stelle e una parte della Cgil.
L'affaire-referendum occuperà la scena politica locale nelle prossime settimane ma sarà una sorta di assaggio perché i vendoliani hanno annunciato che intendono estenderlo ad altre città di diverse regioni. La materia è delicata. La curia è intervenuta pesantemente per stigmatizzare l'iniziativa: «Se passasse il quesito referendario», dice il vicario generale della curia, Giovanni Silvagni, «torneremmo indietro di quasi vent'anni e dal punto di vista culturale anche di più».
Da parte loro, seppur sollecitati, i candidati alle primarie Pd non hanno voluto esprimersi. «Avevamo chiesto espressamente a tutti i candidati di illustrarci il loro pensiero», dice Francesca De Benedetti, portavoce del comitato per il referendum, «ma non abbiamo ricevuto alcuna risposta ad accezione di quella di Nichi Vendola che ha spiegato di trovare scandaloso che il ministro dell'Istruzione, Francesco Profumo, abbia aumentato il contributo alle scuole private».
Il capogruppo Sel in Comune, Cathy La Torre, si trova nella scomoda situazione di far parte di una maggioranza a fisarmonica: «Mi pare davvero sorprendente la creazione di una nuova e temporanea maggioranza in consiglio comunale tra Pd e Pdl per fare passare la convenzione con le scuole private, quasi una riedizione di un governo Monti a Bologna», dice.
Non accetta di essere messo nell'angolo Raffaele Donini, segretario provinciale Pd: «Al Pd tocca il governo responsabile», afferma, «altri hanno forse più spazio per fare ginnastica ideologica, magari anche facendo un po' campagna elettorale. Inoltre se il Pdl vuole votare provvedimenti riformisti come il nostro sul finanziamento alle scuole private tanto meglio».
Non male come rapporto tra alleati di giunta. Secondo gli uffici comunali il referendum costerà fino a un massimo di 835 mila euro se non accorpato alle politiche ed è l'argomento su cui puntano i sostenitori dell'election day. Ma Merola non sembra disposto a sentire ragioni, si lamenta per i tagli alla finanza locale ma dinanzi all'ipotesi di tensioni nella sua maggioranza i guai del bilancio passano in second'ordine e si può spendere per un'autonoma tornata elettorale.
Il sindaco è contrariato e spiega: «Bisogna mantenere e rinnovare la tradizione che abbiamo ormai da 15 anni in questo comune di integrazione tra le scuole paritarie comunali e private. In una fase di così grande difficoltà economica penso debbano essere attentamente valutate le conseguenze di una cancellazione dei fondi comunali a favore delle scuole dell'infanzia private. Il dirottamento delle risorse solo sulle scuole comunali non risolve i problemi delle scuole pubbliche e lascia a spasso quelli delle scuole paritarie private».
A provare a spostare l'attenzione (e il j'accuse) è Francesca Puglisi, responsabile nazionale scuola Pd: «Il dito non va puntato contro il comune ma contro il governo. Ci sono tagli insostenibili agli enti locali e garantire il posto in un asilo comunale oggi è una chimera». Non condivide lo scarico di responsabilità Francesca de Benedetti, che a nome del comitato referendario dice: «Il comune di Bologna eroga ogni anno, da quindici anni, più di un milione di euro alle scuole materne paritarie private, che vanno ad aggiungersi a quelli statali e a quelli regionali per un totale di più di 2,4 milioni, mentre 300 bambini di 3 anni che hanno chiesto l'iscrizione alla scuola d'infanzia comunale e statale non hanno potuto accedervi. Anzi li si invita a rivolgersi alle scuole private convenzionate a pagamento e a grande maggioranza di ispirazione religiosa». La querelle assumerà ulteriore vivacità quando, col nuovo anno, incomincerà la campagna elettorale. Tra le iniziative-shock annunciate dai referendari quella di portare i figli esclusi dalle materne pubbliche nell'ufficio del sindaco, con lavagna al seguito. Per un giorno faranno lezione lì.

da "Italia Oggi"

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