Antonella Piras
Un libro regalato a ciascuno dei passanti disponibili a prestare
ascolto per un minuto alla narrazione, da
parte degli insegnanti del coordinamento
di Cagliari , delle condizioni della scuola pubblica italiana, dei motivi della
contestazione e delle riflessioni su ciò che dovrebbe essere la scuola pubblica,
perché sia rispettato il dettato costituzionale. Il coordinamento ha raccolto diverse
centinaia di libri, ne ha fatto dei pacchetti regalo e, per l’intera giornata
del 28 dicembre, in una delle vie del centro, ha dato vita a questa originale
manifestazione. I passanti hanno accolto con stupore e incredulità, poi con
partecipazione e solidarietà , l’ offerta inattesa, ormai assuefatti a ricevere solo...
ed esclusivamente richieste di denaro e offerte promozionali. “Possiamo offrire un contributo?” questa una delle domande più ricorrenti dei beneficiari del dono. Il valore simbolico dell’iniziativa era proprio nell'offerta di un dono così significativo, un libro, che presuppone attenzione, riflessione e conoscenza, aspetti della vita umana che non possono essere ridotti a merce di scambio monetario. Proprio ciò che la scuola deve offrire.
ed esclusivamente richieste di denaro e offerte promozionali. “Possiamo offrire un contributo?” questa una delle domande più ricorrenti dei beneficiari del dono. Il valore simbolico dell’iniziativa era proprio nell'offerta di un dono così significativo, un libro, che presuppone attenzione, riflessione e conoscenza, aspetti della vita umana che non possono essere ridotti a merce di scambio monetario. Proprio ciò che la scuola deve offrire.
Li ha colpiti la dignità e il rispetto con cui i lavoratori
della scuola cercano di condividere la necessità di difendere la scuola gratuita
e per tutti, questa scuola che, nel
silenzio totale degli organi d’informazione, soffre da vent'anni, a più riprese,
di scelte politiche di devastazione,
attraverso riforme, decreti, tagli, che vanno in un’unica direzione. Impoverire
la scuola pubblica attraverso tagli massicci di risorse e di personale. Sorge il
dubbio legittimo che l’obbiettivo finale sia la
privatizzazione di uno dei beni comuni fondanti di una nazione, per
incrementare, da un lato l’offerta dell’istruzione privata, dall'altro,
impedire di fatto che tutti i cittadini abbiano le stesse opportunità di
istruzione e di promozione sociale.
L’ultimo governo ha chiarito bene questo obiettivo e l’ha
accelerato, forte di una maggioranza parlamentare , i cui partiti, dalla destra al centro, alla sinistra, non hanno un progetto sulla scuola, non sono disposti a considerarla al centro
del loro programma, non sono disposti a sentire le proposte e le idee, anche
variegate, dei lavoratori della scuola, che non dimentichiamolo, sono degli
intellettuali, cioè delle persone in grado di progettare, programmare e offrire
conoscenza.
L’indirizzo
europeo sulla istruzione è basato su alcuni punti esplicativi, la flessibilità,
la valutazione, il merito.
Non tutti sanno che fra gli ispiratori della politica
europea sull’istruzione sono dei finanzieri,
industriali, economisti, alcuni dei quali sono italiani, come Monti, Draghi, Marchionne.
Sulla flessibilità e su cosa abbia prodotto, i cittadini hanno delle idee
abbastanza chiare. Ma su temi quali la valutazione e il merito le idee
sono meno chiare perché sembrano dei
principi sacrosanti e lapalissiani, come
è meglio l’onestà piuttosto che la disonestà, o, è meglio essere sani piuttosto
che malati. Diverso è interrogarsi su quali sono i mezzi per raggiungere questi
fini, perché, in questo caso, i mezzi definiscono il fine.
I civilissimi paesi del nord dell’Europa hanno, da quindici
anni, adottato dei sistemi di
valutazione basati su prove simili all’Invalsi, che da noi sono arrivati tardi
e raffazzonati , nella migliore delle nostre tradizioni, ma ora li abbandonano
perché si rendono conto che il livello della loro istruzione scolastica è
calato bruscamente. Tutto il percorso scolastico era finalizzato alla
preparazione sui test. Nel nostro paese ,
adesso, della valutazione e del merito, si recita un
mantra pervasivo e fuorviante. I test si somministrano a tutti, studenti nei
vari ordini di scuola, nell’accesso all’università, nei concorsi per l’accesso
all’insegnamento, nei concorsi pubblici, in generale. Dobbiamo essere pronti a
un esame della patente a qualunque livello. Poco importa se non conosciamo
quale fonte di energia alimenta il nostro motore, perché si producano ancora
auto col motore a scoppio, come si cambi una gomma o una lampadina dei fari,
abbiamo superato il test.
Più seriamente, dovremmo arrestare questo processo, dovremmo impedire che le scuole pubbliche producano
lavoratori ignoranti, senza diritti e senza consapevolezza di sé nel rapporto
con gli altri e col resto del mondo o che rimangano contenimento sociale di forze altrimenti
incontrollabili ( penso agli istituti professionali e tecnici in particolare).
Dovremmo impedire che le scuole private diventino le uniche a formare la futura
classe dirigente del nostro paese.
Ma questo ideale presuppone che ai lavoratori della scuola
sia ridata dignità, riconoscimento sociale ed economico. Che si faccia una
seria politica di investimenti. Che si metta fine al precariato. Che si
ridefiniscano i programmi in funzione del percorso ( insisto su questo) di crescita,
di autonomia e consapevolezza della
persona. Che si metta fine al concetto depauperante di autonomia scolastica . Sull’altare di questo concetto sono oggi sacrificate le
scuole di una miriade di piccoli centri urbani che rappresentavano l’unico presidio
dello stato sul territorio, e si consuma la squallida competizione, fra le scuole, dell’offerta formativa e dell’orientamento,
finendo per rappresentare la tragica guerra fra pezzenti.
Che si ritorni al libero accesso all’Università secondo le proprie inclinazione
e proiezioni nel futuro, che non possono essere ipotecate a diciotto anni e
soprattutto affidate alla lotteria dei test.
Mi sia consentita una riflessione molto personale. Al mondo deve esserci una possibilità di stare
bene per tutti. Non siamo dei cavalli da
competizione, siamo esseri umani, nati uguali ma resi diversi. La scuola
pubblica è una delle possibilità di stare uguali, nei diritti.
Un minuto è bastato, nella maggior parte dei casi, a rendere
i passanti nostri compagni di viaggio
Antonella
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