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domenica 30 dicembre 2012

UN LIBRO PER UN MINUTO: RESOCONTO DELLA GIORNATA - 2

28 DICEMBRE 2012
Antonella Piras

Un libro regalato a ciascuno dei passanti disponibili a prestare ascolto per  un minuto alla narrazione, da parte degli  insegnanti del coordinamento di Cagliari , delle condizioni della scuola pubblica italiana, dei motivi della contestazione e delle riflessioni su ciò che dovrebbe essere la scuola pubblica, perché sia rispettato il dettato costituzionale.  Il coordinamento ha raccolto diverse centinaia di libri, ne ha fatto dei pacchetti regalo e, per l’intera giornata del 28 dicembre, in una delle vie del centro,  ha dato vita a questa originale manifestazione. I passanti hanno accolto con stupore e incredulità, poi con partecipazione e solidarietà , l’ offerta inattesa,  ormai assuefatti a ricevere solo...
ed esclusivamente richieste di denaro  e offerte promozionali. “Possiamo offrire un contributo?” questa una delle domande più ricorrenti dei beneficiari del dono. Il valore simbolico dell’iniziativa era proprio nell'offerta di un dono così significativo, un libro, che presuppone attenzione, riflessione e conoscenza, aspetti della vita umana che non possono essere ridotti a merce di scambio monetario.  Proprio ciò che la scuola deve offrire.
Li ha colpiti la dignità e il rispetto con cui i lavoratori della scuola cercano di condividere la necessità di difendere la scuola gratuita e per tutti,  questa scuola che, nel silenzio totale degli organi d’informazione, soffre da vent'anni, a più riprese,  di scelte politiche di devastazione, attraverso riforme, decreti, tagli, che vanno in un’unica direzione. Impoverire la scuola pubblica attraverso tagli  massicci di risorse e  di personale.    Sorge il dubbio legittimo che l’obbiettivo finale  sia  la privatizzazione di uno dei beni comuni fondanti di una nazione, per incrementare, da un lato l’offerta dell’istruzione privata, dall'altro, impedire di fatto che tutti i cittadini abbiano le stesse opportunità di istruzione e di promozione sociale.
L’ultimo governo ha chiarito bene questo obiettivo e l’ha accelerato, forte di una maggioranza parlamentare , i cui partiti,  dalla destra al centro, alla sinistra,  non hanno un progetto sulla scuola,  non sono disposti a considerarla al centro del loro programma, non sono disposti a sentire le proposte e le idee, anche variegate, dei lavoratori della scuola, che non dimentichiamolo, sono degli intellettuali, cioè delle persone in grado di progettare, programmare e offrire conoscenza.
L’indirizzo europeo sulla istruzione è basato su alcuni punti esplicativi, la flessibilità, la valutazione, il merito.
Non tutti sanno che fra gli ispiratori della politica europea sull’istruzione sono dei  finanzieri, industriali, economisti, alcuni dei quali sono italiani, come Monti, Draghi, Marchionne. Sulla flessibilità e su cosa abbia prodotto, i cittadini hanno delle idee abbastanza chiare. Ma su temi quali la valutazione e il merito le idee sono  meno chiare perché sembrano dei principi sacrosanti  e lapalissiani, come è meglio l’onestà piuttosto che la disonestà, o, è meglio essere sani piuttosto che malati. Diverso è interrogarsi su quali sono i mezzi per raggiungere questi fini, perché, in questo caso, i mezzi definiscono il fine.
I civilissimi paesi del nord dell’Europa hanno, da quindici anni,  adottato dei sistemi di valutazione basati su prove simili all’Invalsi, che da noi sono arrivati tardi e raffazzonati , nella migliore delle nostre tradizioni, ma ora li abbandonano perché si rendono conto che il livello della loro istruzione scolastica è calato bruscamente. Tutto il percorso scolastico era finalizzato alla preparazione sui test.  Nel nostro paese ,  adesso,  della valutazione e del merito, si recita un mantra pervasivo e fuorviante. I test si somministrano a tutti, studenti nei vari ordini di scuola, nell’accesso all’università, nei concorsi per l’accesso all’insegnamento, nei concorsi pubblici, in generale. Dobbiamo essere pronti a un esame della patente a qualunque livello. Poco importa se non conosciamo quale fonte di energia alimenta il nostro motore, perché si producano ancora auto col motore a scoppio, come si cambi una gomma o una lampadina dei fari, abbiamo superato il test.
Più seriamente,  dovremmo arrestare  questo processo,  dovremmo impedire che le scuole pubbliche producano lavoratori ignoranti, senza diritti e senza consapevolezza di sé nel rapporto con gli altri e col resto del mondo o che rimangano  contenimento sociale di forze altrimenti incontrollabili ( penso agli istituti professionali e tecnici in particolare). Dovremmo impedire che le scuole private diventino le uniche a formare la futura classe dirigente del nostro paese.
Ma questo ideale presuppone che ai lavoratori della scuola sia ridata dignità, riconoscimento sociale ed economico. Che si faccia una seria politica di investimenti. Che si metta fine al precariato. Che si ridefiniscano i programmi in funzione del percorso ( insisto su questo) di crescita,  di autonomia e consapevolezza della persona. Che si metta fine al concetto depauperante di  autonomia scolastica .  Sull’altare  di questo concetto sono oggi sacrificate le scuole di una miriade di piccoli centri urbani che rappresentavano l’unico presidio dello stato sul territorio, e si consuma la squallida competizione,  fra le scuole, dell’offerta formativa e dell’orientamento, finendo per rappresentare la tragica guerra fra pezzenti.
Che si ritorni al libero accesso  all’Università secondo le proprie inclinazione e proiezioni nel futuro, che non possono essere ipotecate a diciotto anni e soprattutto affidate alla lotteria dei test.
Mi sia consentita una riflessione molto personale.  Al mondo deve esserci una possibilità di stare bene per tutti.  Non siamo dei cavalli da competizione, siamo esseri umani, nati uguali ma resi diversi. La scuola pubblica è una delle possibilità di stare uguali, nei diritti.
Un minuto è bastato, nella maggior parte dei casi, a rendere i passanti nostri compagni di viaggio
Antonella 

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