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sabato 9 marzo 2013

Il vergognoso decreto sulla valutazione

 di Giuseppe Aragno

"Sì del Governo: arriva il nuovo sistema di valutazione di scuole e presidi, - titola il Sole24ore" con ineguagliabile improntitudine confindustriale. A sentire il giornale dei padroni, quindi, Il Governo - quale governo di grazia? - ha "acceso il semaforo verde definitivo" per un provvedimento inderogabile,

anzi, così evidentemente urgente che - dovremmo credere - la scuola tutta era lì ad attenderlo con ansia. Un decreto necessario, perché, a quanto pare, se Profumo...

non l'avesse presentato, la scuola non avrebbe più saputo come andare avanti. A guidare il sistema ora sarà l'Invalsi, che dovrà rapidamente preoccuparsi di elaborare calendari di visite di valutatori esterni e definire - con quale competenza s'è visto ormai da tempo - gli indicatori di efficienza a cui gli insegnanti e i loro dirigenti dovranno rispondere.
Per il Ministero, quindi, era l'Invalsi la vera e unica urgenza della scuola morente. Quell'Invalsi da cui - sarà un caso? - proviene il sottosegretario Elena Ugolini, che si è fatta in quattro perché il provvedimento giungesse all'approdo finale. A sentire lo "smobilitato" Profumo, sembrerebbe proprio così, perché, sostiene, senza un sistema nazionale di valutazione non si accede ai fondi strutturali europei della programmazione 2014-2020. In realtà c'era tutto il tempo perché provveddese il prossimo governo e non è difficile capirlo: la decisione di approvare il provvedimento non rappresenta solo l'ennesimo, inaccettabile colpo di mano, ma un vero e proprio ceffone alla scuola e alla pericolante Costituzione.
Senza entrare nel merito di una scelta rifiutata ormai apertamente persino dagli Usa, che pure l'aveva "esaltata" e adottata nonostante il motivato dissenso della scuola militante e di moltissimi esperti, la riforma ha il segno tipico dei metodi autoritari propri della peggiore destra. Non a caso per Elena Centemero, responsabile nazionale Scuola del PdL "l'approvazione del regolamento sulla valutazione, la cui impostazione era stata voluta dal governo Berlusconi, è senz'altro una buona notizia per chiunque abbia a cuore la qualità del sistema scolastico italiano".
La verità è molto più semplice e terribilmente più grave di quello che lascia intendere la stampa padronale: il Governo Monti, che non è nato da elezioni e non è caduto in Parlamento perché, quando si è ritenuto sfiduciato, è andato a dimettersi al Quirinale, ha concluso nella maniera più coerente e penosa, la sua vita costituzionalmente anomala. L'8 marzo del 2013 è una data da ricordare. Un Consiglio dei Ministri dimissionario e scaduto, infatti, guidato da un presidente del Consiglio mai eletto, tecnico e allo stesso tempo leader di un partito politico bocciato senza appello dagli elettori, ha ritenuto di procedere all'approvazione di un provvedimento che non aveva nessun carattere d'urgenza. E' vero, le nuove Camere non sono state ancora convocate, ma questo non vuol dire che un organismo già "morto" come di fatto è il governo Monti, sia abilitato ad un "esercizio normale dei poteri". E' vero il contrario: il limite invalicabile della facoltà d'intervento del Governo è la "contingenza straordinaria".
Questo Governo, nato fuori dalle Costituzione e seccamente liquidato con un drastico no degli elettori che lo hanno impietosamente stroncato assieme ai partiti che lo sostenevano, non mette limiti all'indecenza. Il Sistema di valutazione della scuola non presenta alcun carattere d'urgenza. Urgente è, se mai, la necessità di porre rimedio all'arroganza di Monti e dei suoi ministri e c'è da augurarsi che almeno stavolta Giorgio Napolitano si ricordi di essere al servizio della più volte ignorata "sovranità popolare.

da fuoriregistro

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