Documento redatto dal Collegio Docenti in risposta al Ddl di Stabilità
APPRENDIAMO:
Le disposizioni di cui ai commi dal 42 al 44 non possono essere derogate dai contratti collettivi nazionali di lavoro. Le clausole contrattuali contrastanti sono disapplicate dal 1 ° settembre 2013.
DENUNCIAMO:
OSSERVIAMO:
CHIEDIAMO, viceversa, il RICONOSCIMENTO
PROPONIAMO, pertanto
Ddl di
stabilità:
Art. 3
comma 42-43
a decorrere
dal 1° settembre 2013 l'orario di impegno per l'insegnamento del
personale docente della scuola secondaria di primo e secondo grado,
incluso quello di sostegno, sarà di 24 ore settimanali.
Nelle sei
ore eccedenti l'orario di cattedre il personale docente...
sarà
utilizzato prioritariamente per:-
copertura spezzoni orari,
-
supplenze temporanee (secondo le classi di concorso di abilitazione),
-
supplenze su sostegno (in presenza del titolo),
-
impegni didattici per flessibilità, ore aggiuntive, recupero e potenziamento.
I docenti di
sostegno saranno utilizzati:
-
prioritariamente per il sostegno,
-
per la copertura di spezzoni orari (in presenza del titolo idoneo)
Le ferie
saranno aumentate di 15 giorni da fruire nei periodi di sospensione
delle lezioni definiti dai calendari scolastici regionali.
Art. 3 comma 45. Le disposizioni di cui ai commi dal 42 al 44 non possono essere derogate dai contratti collettivi nazionali di lavoro. Le clausole contrattuali contrastanti sono disapplicate dal 1 ° settembre 2013.
DENUNCIAMO:
con
nonchalance degna delle più improvvisate e screditate dittature e
sotto la formula populista “contributo di solidarietà”, viene
violato il CCNL in vigore fino alla inaudita, unilaterale
abrogazione delle “clausole contrastanti”
le nuove disposizione . E’ evidente che il comma 45 contiene
altresì l’implicita richiesta di una “firma
in bianco” del prossimo Contratto, mettendo
fine ad ogni futura, seria e dignitosa contrattazione di qualsivoglia
tipo.
paradossalmente
l’aumento dell’orario di docenza giunge dopo che la “riforma
Gelmini” ha diminuito sensibilmente le ore curriculari di quasi
tutte le discipline, così che, se il Ddl venisse approvato, le ore
in più non andrebbero ad arricchire l’offerta formativa, come
tanto propagandato, ma solo a tagliare risorse e posti di lavoro, con
conseguente, ulteriore precarizzazione del lavoro stabile e
“istituzionalizzazione” del lavoro precario. Il governo attacca
così nuovamente le fondamenta della scuola pubblica -statale.
CONSTATIAMO:
le misure
previste, accompagnate da una strisciante quanto diffusa opinione che
tende a descrivere gli insegnanti come lavoratori privilegiati,
“fannulloni” e spesso inadeguati, non introducono alcun
ammodernamento teso ad avvicinarci ai livelli europei, ma sono
semplicemente finalizzate al recupero di risorse finanziarie, senza
una opportuna e ponderata valutazione delle conseguenze che esse
avranno sul piano della didattica e della occupazione. Tale
negligenza, se di negligenza si tratta, ci mortifica e ci offende.
SOSPETTIAMO:
questa
ulteriore frantumazione, segmentazione e parcellizzazione dell’orario
di cattedra veicola un disegno complessivo, già da tempo in atto
nella politica scolastica, basato su un’idea di istruzione ridotta
a mera trasmissione di nozioni semplicistiche e ripetitive e tale da
compromettere l’esercizio del pensiero critico e della creatività
dello studente a vantaggio di uno pseudo-sapere applicativo e
acritico.
L’apprendimento
consisterebbe nella acquisizione di procedimenti tecnico-applicativi
tipici del mondo aziendale: il sapere come “strumento” da “usare”
indipendentemente dal libero giudizio del soggetto, obiettivo
auspicato da ogni modello culturale di stampo tecnicistico.
Risulta
comprensibile, se ricondotto a questa idea di scuola, il modello di
valutazione dell’apprendimento per mezzo di quiz standardizzati che
va a sottrarre ai docenti la responsabilità valutativa e, con essa,
la possibilità di impostare forme di insegnamento quanto più
possibile “personalizzate”, che tengano conto delle molteplici
variabili individuali.
E quale
suggello più valido a tale disegno della prossima trasformazione in
legge del Ddl.953(ex disegno Aprea) sull’Autonomia statutaria delle
istituzioni scolastiche, già sostenuto in Commissione da un insolito
accordo tra partiti distanti in tutto salvo che nella volontà di
colpire la scuola pubblica- statale? Se approvato, il Ddl.953
subordinerà le competenze democratiche degli Organi collegiali ad un
Consiglio di amministrazione.
CHIEDIAMO, viceversa, il RICONOSCIMENTO
-
Dell’impegno
e della competenza
richiesti dalla preparazione della didattica frontale, consistente
nella progettazione della lezione e delle sue fasi di concreto
sviluppo ed attuazione teorico-pratica; funzione che si espleta,
inoltre, nella predisposizione di prove scritte-orali-pratiche di
esercitazione, applicazione, rielaborazione e verifica delle
conoscenze, competenze ed abilità raggiunte dai discenti.
-
Della professionalità
specifica necessaria alla correzione e
valutazione delle prove di cui sopra. Tali funzioni richiedono un
oneroso ed imprescindibile lavoro sommerso, svolto al di fuori
dell’orario di cattedra. Le diciotto ore di lezione frontale,
dunque, non rappresentano che la fase conclusiva e manifesta di un
impegno ed una pratica costanti, invisibili ai più distratti che,
tuttavia, non dovrebbe sfuggire ad un governo di illustri tecnici,
docenti universitari, che il mondo della scuola e della cultura ha
“prestato” alla politica.
Della dignità e del valore del lavoro intellettuale svolto dall’insegnante di scuola media superiore, non certo assimilabile ad una mera professione di tipo burocratico-amministrativo. Tale lavoro presuppone, infatti, una durevole formazione pregressa ed un costante aggiornamento per acquisire competenze disciplinari, psicopedagogiche, organizzativo-relazionali e metodologico-didattiche, che richiedono tempo, risorse, passione e dedizione costanti.
Della valenza educativa e civile della nostra attività formativa a beneficio delle giovani generazioni che accogliamo, accompagniamo ed istruiamo nella fase adolescenziale, età tra le più delicate e difficili dello sviluppo evolutivo.
PROPONIAMO, pertanto
-
Prima di interventi di riforma, un confronto aperto e democratico della politica con tutte le componenti che operano quotidianamente nella scuola di Stato, affinché eventuali misure e ristrutturazioni - così condivise - risultino costruttive e proficue, finalizzate alla reale valorizzazione e al potenziamento della valenza formativa e civile dell’istituzione scolastica.
-
Provvedimenti efficaci, tesi al recupero della dignità e credibilità della categoria docente, già mortificata dal blocco del CCNL e degli scatti di anzianità, di cui chiediamo il ripristino, - a cominciare dal dovuto riconoscimento economico e contrattuale del lavoro sommerso che chiediamo di poter svolgere in presenza, in orario pomeridiano, in spazi e con strumenti adeguati, di cui oggi ci facciamo personalmente carico, senza neanche la possibilità di una detrazione fiscale, secondo quanto attuato nelle scuole europee, il cui modello prevede un orario di cattedra equivalente a quello italiano, con un compenso sensibilmente superiore.
L’attuazione
di metodi di
misurazione della professionalità docente,
basati su criteri rigorosi, trasparenti, concordati e condivisi, che
assicurino qualità, aggiornamento ed efficienza alla scuola
italiana.
- Modalità rigorose ed efficaci di reclutamento per i giovani aspiranti alla professione docente, volte ad attestare la reale competenza disciplinare-metodologica–pedagogica e le attitudini comunicative-relazionali di tali aspiranti. (Non ci sembra che il concorso in atto, peraltro chiuso ai giovani laureati, vada verso questa prospettiva.)
- Uno sguardo saggio, sensibile ed acuto alla realtà e alle specificità della Scuola, che non possono essere misurate utilizzando standard analoghi a quelli di altri settori produttivi dell’economia e della finanza: lo Stato che investe sugli insegnanti e sulla Scuola investe sul proprio futuro.
- Modalità rigorose ed efficaci di reclutamento per i giovani aspiranti alla professione docente, volte ad attestare la reale competenza disciplinare-metodologica–pedagogica e le attitudini comunicative-relazionali di tali aspiranti. (Non ci sembra che il concorso in atto, peraltro chiuso ai giovani laureati, vada verso questa prospettiva.)
- Uno sguardo saggio, sensibile ed acuto alla realtà e alle specificità della Scuola, che non possono essere misurate utilizzando standard analoghi a quelli di altri settori produttivi dell’economia e della finanza: lo Stato che investe sugli insegnanti e sulla Scuola investe sul proprio futuro.
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