sabato 8 dicembre 2012

Resoconto assemblea del 7 dicembre al "Levi" di Quartu

Un dibattito animato quello che, organizzato dal Coordinamento insegnanti di Cagliari, si è tenuto ieri al "Primo Levi" di Quartu, con molti interventi che si sono focalizzati su tre punti: a) la necessità di non fermare l’azione al solo blocco delle norme peggiorative, e di formulare proposte che delineino un modello di scuola che contempli una reale valorizzazione del lavoro dell'insegnante; b) la critica alle cosiddette riforme, giudicate peggiorative per la vita della scuola; c) l’organizzazione di iniziative che tengano vivo il problema della scuola pubblica presso l’opinione pubblica, visite le condizioni assolutamente drammatiche in cui versano le scuole. Ne pubblichiamo un resoconto per chi voglia approfondire la conoscenza dei problemi che animano il confronto sulla scuola pubblica...


1) Quale strada per valorizzare il lavoro docente?
Su questo punto Francesco Podda, docente del Levi, ha proposto, sapendo di provocare le reazioni dei colleghi, di ripensare globalmente al lavoro docente, includendo tutte le attività che sono sommerse o che si fanno in orario extracurricolare come aggiuntive, come per esempio il recupero degli studenti in difficoltà (attualmente organizzato attraverso corsi integrativi specifici in orario extracurricolare, obbligatori per la scuola ma non per i docenti). In questo senso si dovrebbe riconoscere che il lavoro docente va oltre le 18 ore di insegnamento frontale in classe e chiedere uno stipendio adeguato ai livelli degli altri grandi paesi europei (3.000 euro mensili).
La proposta ha sollevato qualche perplessità tra i presenti perché sembra avallare l’idea governativa di allungare il tempo di lavoro dei docenti. Al proposito Andrea Degiorgi, docente del Liceo Artistico di Cagliari ha osservato che, se si vuole includere l’azione di recupero all’interno dell’attività didattica normale, allora si potrebbe articolare le ore di insegnamento in due momenti distinti: 15 ore di didattica frontale con tutta la classe; e 3 ore dedicate al recupero, al lavoro per gruppi di approfondimento. Ma questo significa dare a tutta la scuola un’organizzazione simile a quella dei moduli delle scuole elementari, recentemente smantellati perché troppo costosi secondo i nostri governanti. Il modello delle scuole elementari però funzionava, e ciò che funzionava bene non si doveva toccare.
Francesco Masala ha formulato un’altra proposta radicale: limitare l’insegnamento a 18 ore, abolendo anche le norme che permettono ai docenti di insegnare sino a 24 ore. Ciò garantirebbe anche la possibilità di creare posti di lavoro per altri colleghi espulsi dalla scuola dopo anni di lavoro continuativo ma precario. 
Un’idea è chiara e comune ai docenti del coordinamento: che l’opposizione all’estensione delle ore di insegnamento è anche una garanzia per il lavoro dei precari: in questa situazione economica, appare del tutto irrazionale aumentare artificiosamente il lavoro di chi già lavora molto, e toglie la possibilità di lavorare a chi ha prestato servizio per anni nella scuola ed ora paga l’effetto dei tagli di spesa.

Le critiche ricorrenti
In questa e nelle precedenti assemblee sono state formulate altre osservazioni critiche e obiettivi radicali: abrogare il riordino Gelmini, che presentata all’opinione pubblica come riforma della scuola, in realtà è stata un’operazione di riduzione dell’orario scolastico e delle risorse per la scuola pubblica; abrogare gli articoli del Decreto Legislativo 150/2009 (il cosiddetto Decreto Brunetta) che conferiscono ai dirigenti nuovi poteri decisionali e disciplinari nei confronti di docenti e ATA; convogliare alla scuola pubblica i finanziamenti alla scuole private, che si sono moltiplicati dopo l’approvazione della legge di parità (la legge 62/2000), che in chiaro contrasto con la Costituzione Italiana, autorizza l’erogazione sistematica di fondi pubblici alle scuole private, come è stato denunciato recentemente dall’ex rettore dell’Università normale di Pisa, Prof. Setti al programma di Fabio Fazio “Che tempo che fa” che ha dedicato diversi interventi alla scuola e al dibattito attuale.
Nella precedente assemblea del Siotto Ettore Cannas, docente dell’IP Meucci di Cagliari aveva ben illustrato gli effetti disastrosi del riordino Gelmini sugli istituti tecnici e professionali: togliendo un numero consistente di ore agli insegnamenti di laboratorio molti studenti hanno creato un corso di studi non più professionalizzante, privo di sbocchi lavorativi. L’effetto è stato immediato: sia l’Istituto Marconi sia l’Istituto Meucci, due istituti con una lunga storia a Cagliari, hanno perso in tre anni la metà degli alunni, e la crisi del Marconi sembra irreversibile. L’Istituto potrebbe chiudere. Se questo è il risultato della Riforma, allora l’unica soluzione ragionevole appare abrogarla e ritornare a piani di studio professionalizzanti.

Un’altra denuncia sui disastri della scuola che si scaricano sui docenti: quando un docente si assenta per pochi giorni, spessissimo non si nominano i supplenti (nemmeno nelle scuole dell’infanzie ed elementari) e gli allevi privi dell’insegnante sono spediti nelle altre classi, anche nelle classi non parallele, e affidati alla vigilanza dei docenti che stanno lavorando. Situazione insopportabile e del tutto irrazionale, che priva gli allievi del reale diritto allo studio, crea disagio a chi sta facendo lezione e toglie lavoro a chi potrebbe lavorare. Una prassi che sta creando contestazioni e polemiche non destinate a sopirsi.
Che negli ultimi anni la scuola sia stata governata con il solo scopo di risparmiare è un concetto condiviso da tutti i docenti del coordinamento: dagli interventi emerge che non è più possibile sopportare la condizione di penuria, di tagli, di restrizioni che hanno caratterizzato le politiche scolastiche degli ultimi anni.
“Dobbiamo concentrarci sulla situazione drammatica che stiamo vivendo ora: io non posso più lavorare in una scuola dove non ho a disposizione gli strumenti di lavoro, dove  devo portare io il computer se mi serve, dove non ho uno spazio per preparare le lezioni, dove devo pagare anche le fotocopie per i compiti in classe” ” ha detto Paola Frau in un accorato intervento molto apprezzato dai presenti.

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