Il
7 Dicembre all’Istituto Tecnico “Primo
Levi” di Quartu si è tenuta la terza assemblea del Coordinamento
insegnanti di Cagliari, nato spontaneamente dopo la proposta del Governo di
aumentare l’orario di insegnamento da 18 a 24 ore settimanali. Erano presenti rappresentanti
di diverse scuole di Cagliari e dei comuni vicini; gli insegnanti si sono
riuniti per decidere alcune iniziative e riflettere sulla situazione delle diverse
scuole molte delle quali hanno aderito alla mobilitazione e alla protesta, con
diverse iniziative, tra le quali il blocco delle attività aggiuntive, l’incontro
con i genitori, il blocco dei libri di testo, e l’approvazione...
di documenti di
protesta unanimi che mettono sotto accusa tutta la politica scolastica degli
ultimi governi. Il Ministero, allarmato dal moltiplicarsi in tutta Italia di
documenti di protesta, il 5 dicembre ha diramato una circolare per invitare i
dirigenti a non accogliere le richieste di convocazione dei collegi che non
avessero come ordine del giorno materie di stretta competenza didattica. Ma
invano: ogni giorno una nuova scuola in tutta Italia e in tutta la Sardegna, si
riunisce per votare documenti tutti diversificati, ma unanimi nella condanna
delle pessime condizioni della scuola pubblica e delle pessime condizioni di
lavoro cui sono sottoposti gli insegnanti. Documenti di protesta e di richiesta
di valorizzazione del lavoro docente sono stati elaborati dai docenti dell’ITCG
di Decimomannu, del Liceo Classico di Villacidro e
dell’Istituto Magistrale di San Gavino (che hanno elaborato un vero e proprio
studio del lavoro docente con un confronto con le altre scuole europee), del
Liceo Scientifico di San Gavino, dal Liceo Artistico di Cagliari, dai due licei
di Quartu, dall’Istituto Superiore di Ierzu, da molte scuole del Sassarese: un
elenco esaustivo è impossibile. Il documento dell’Istituto Levi, per il momento
firmato “soltanto” da 85 docenti su 140, dovrà essere approvato la settimana
prossima.
Tra
le iniziative intraprese, spicca quella di alcuni collegi docenti del
Cagliaritano, che hanno deciso di restare a scuola tutto il giorno in assemblea permanente per svolgere a
scuola quei lavori sommersi che normalmente vengono svolti a casa, nell’ombra.
Scuola capofila di tale iniziativa è stato il liceo classico linguistico Motzo
di Quartu, che è stato in assemblea permanente dal 26 novembre; l’iniziativa
sarà imitata dall’Istituto Levi di Quartu e dall’Istituto Alberghiero
“Gramsci” di Monserrato.
Le
iniziative di mobilitazione, che sono ormai estese a tutta Italia e a tutta la
Sardegna, si protraggono anche dopo che il Governo ha annunciato il ritiro
della norma che estendeva l’orario di lavoro dei docenti delle scuole medie e
superiori da 18 a 24 ore di lezione settimanali
e dopo il momentaneo stop all’approvazione del DDL ex Aprea che riscrive in senso autoritario e “dirigenziale” gli
organi collegiali creati con i famosi Decreti Delegati del 1974. I docenti del
coordinamento non vogliono certo fermarsi alla difesa dell’esistente, chiedono
interventi di risanamento della scuola pubblica, prostrata dopo una politica
ventennale di tagli indiscriminati.
Gli
interventi assembleari si sono focalizzati su due punti: a) la necessità di non fermare l’azione al solo
blocco delle norme peggiorative, e di formulare
proposte che delineino sia una modello di scuola che contempli una reale valorizzazione
del lavoro dell'insegnante; b) l’organizzazione di iniziative che tengano
vivo il problema della scuola pubblica presso l’opinione pubblica, visite le
condizioni assolutamente drammatiche in cui versano le scuole.
Il dibattito sulla scuola: Quale
strada per valorizzare il lavoro docente?
Sul
primo punto Francesco Podda, docente del Levi, ha proposto, sapendo di
provocare le reazioni dei colleghi, di ripensare globalmente al lavoro docente,
includendo tutte le attività che sono sommerse o che si fanno in orario
extracurricolare come aggiuntive, come per esempio il recupero degli studenti
in difficoltà (attualmente organizzato attraverso corsi integrativi specifici
in orario extracurricolari e obbligatori per la scuola ma non per i docenti).
In questo senso si dovrebbe riconoscere che il lavoro docente va oltre le 18
ore di insegnamento frontale in classe e chiedere uno stipendio adeguato ai
livelli degli altri grandi paesi europei (3.000 euro mensili).
La
proposta ha sollevato qualche perplessità tra i presenti perché sembra avallare
l’idea governativa di allungare il tempo di lavoro dei docenti. Al proposito Andrea
Degiorgi, docente del Liceo Artistico di Cagliari ha osservato che, se si vuole
includere l’azione di recupero all’interno dell’attività didattica normale,
allora si potrebbe articolare le ore di insegnamento in due momenti distinti:
15 ore di didattica frontale con tutta la classe; e 3 ore dedicate al recupero,
al lavoro per gruppi di approfondimento. Ma questo significa dare a tutta la
scuola un’organizzazione simile a quella dei moduli delle scuole elementari,
recentemente smantellati perché troppo costosi secondo i nostri governanti. Il
modello delle scuole elementari però funzionava, e ciò che funzionava bene non
si doveva toccare.
Francesco
Masala ha formulato un’altra proposta radicale: limitare l’insegnamento a 18
ore, abolendo anche le norme che permettono ai docenti di insegnare sino a 24
ore. Ciò garantirebbe anche la possibilità di creare posti di lavoro per altri
colleghi espulsi dalla scuola dopo anni di lavoro continuativo ma precario.
Un’idea
è chiara e comune ai docenti del coordinamento: che l’opposizione
all’estensione delle ore di insegnamento è anche una garanzia per il lavoro dei
precari: in questa situazione economica, appare del tutto irrazionale aumentare
artificiosamente il lavoro di chi già lavora molto, e toglie la possibilità di
lavorare a chi ha prestato servizio per anni nella scuola ed ora paga l’effetto
dei tagli di spesa.
Le critiche ricorrenti
In
questa e nelle precedenti assemblee sono state formulate altre osservazioni
critiche e obiettivi radicali: abrogare
il riordino Gelmini, che presentata all’opinione pubblica come riforma
della scuola, in realtà è stata un’operazione di riduzione dell’orario
scolastico e delle risorse per la scuola pubblica; abrogare gli articoli del Decreto Legislativo 150/2009 (il
cosiddetto Decreto Brunetta) che conferiscono ai dirigenti nuovi poteri
decisionali e disciplinari nei confronti di docenti e ATA; convogliare alla scuola pubblica i finanziamenti alla scuole private,
che si sono moltiplicati dopo l’approvazione della legge di parità (la legge
62/2000), che in chiaro contrasto con la Costituzione Italiana, autorizza l’erogazione
sistematica di fondi pubblici alle scuole private, come è stato denunciato
recentemente dall’ex rettore dell’Università normale di Pisa, Prof. Setti al
programma di Fabio Fazio “Che tempo che fa” che ha dedicato diversi interventi
alla scuola e al dibattito attuale.
Nella
precedente assemblea del Siotto Ettore Cannas, docente dell’IP Meucci di
Cagliari aveva ben illustrato gli effetti disastrosi del riordino Gelmini sugli
istituti tecnici e professionali: togliendo un numero consistente di ore agli
insegnamenti di laboratorio molti studenti hanno creato un corso di studi non più
professionalizzante, privo di sbocchi lavorativi. L’effetto è stato immediato:
sia l’Istituto Marconi sia l’Istituto Meucci, due istituti con una lunga storia
a Cagliari, hanno perso in tre anni la metà degli alunni, e la crisi del
Marconi sembra irreversibile. L’Istituto potrebbe chiudere. Se questo è il
risultato della Riforma, allora l’unica soluzione ragionevole appare abrogarla
e ritornare a piani di studio professionalizzanti.
Un’altra
denuncia sui disastri della scuola che si scaricano sui docenti: quando un
docente si assenta per pochi giorni, spessissimo non si nominano i supplenti (nemmeno nelle scuole dell’infanzie ed
elementari) e gli allevi privi dell’insegnante sono spediti nelle altre classi,
anche nelle classi non parallele, e affidati alla vigilanza dei docenti che
stanno lavorando. Situazione insopportabile e del tutto irrazionale, che priva
gli allievi del reale diritto allo studio, crea disagio a chi sta facendo
lezione e toglie lavoro a chi potrebbe lavorare. Una prassi che sta creando
contestazioni e polemiche non destinate a sopirsi.
Che
negli ultimi anni la scuola sia stata governata con il solo scopo di
risparmiare è un concetto condiviso da tutti i docenti del coordinamento: dagli
interventi emerge che non è più possibile sopportare la condizione di penuria,
di tagli, di restrizioni che hanno caratterizzato le politiche scolastiche
degli ultimi anni.
“Dobbiamo concentrarci sulla situazione
drammatica che stiamo vivendo ora: io non posso più lavorare in una scuola dove
non ho a disposizione gli strumenti di lavoro, dove devo portare io il computer se mi serve, dove
non ho uno spazio per preparare le lezioni, dove devo pagare anche le fotocopie
per i compiti in classe” ” ha detto Paola Frau in un accorato intervento molto
apprezzato dai presenti.
Le prossime iniziative del
coordinamento.
La
discussione è stata interrotta dall’urgenza di definire le prossime iniziative
pratiche: sarà ripresa nelle prossime riunioni e assemblee anche nell’ambito
delle singole scuole.
Prossima
occasione di incontro sarà l’assemblea
permanente dell’Istituto Alberghiero di Monserrato, che interesserà la
settimana dal 17 al 22 dicembre: i docenti resteranno a scuola tutti i
pomeriggi, e saranno organizzate varie iniziative con studenti, genitori, cittadinanza. I docenti del coordinamento saranno lì a dare
il loro contributo all’iniziativa.
L'assemblea
ha deliberato di delegare una rappresentanza all’assemblea nazionale del Coordinamento delle scuole italiane in
programma per domenica 16 Dicembre a Roma,
per raccordare le iniziative con quelle delle altre scuole italiane.
Inoltre
l’assemblea ha deciso di organizzare a gennaio un incontro pubblico con i politici sardi perché ciascuno chiarisca
il progetto di scuola e definisca l’impegno per un risanamento della scuola
pubblica. Risanamento che non può non tenere conto dell’impegno costante di chi
lavora ogni giorno della scuola anche in condizioni spesso invivibili. La
scuola pubblica è un bene comune, è stato detto, e va realmente valorizzata.
Non può essere relegata all’ultimo posto come è stato fatto negli ultimi anni.
Dopo
la correzione pubblica dei compiti del 25 Novembre sulle gradinate di Bonaria, il coordinamento sarà nuovamente " in
piazza" il 28 e il 29 dicembre al centro di Cagliari con un gazebo nel
quale gli insegnanti regaleranno ai passanti 1 libro in cambio di 1 minuto del loro tempo per raccontare
le condizioni in cui versa attualmente la scuola pubblica. Luogo e orari
dell’iniziativa saranno comunicati dopo l’autorizzazione formale di Questura e
Comune.
Per
approfondimenti consultare il blog:
coordinamentoinsegnanticagliari.blogspot.com/
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