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domenica 20 gennaio 2013

Vogliamo essere ascoltati



di Paola Frau
Al momento in tutta Italia c'è un fermento del quale ancora non abbiamo la misura; coordinamenti, movimenti, assemblee, collegi dei docenti, i modi con cui la protesta monta dalla Lombardia alla Calabria, dalla Sicilia alla nostra Sardegna.
I media secondo i casi sono più o meno attenti al fenomeno, spesso dedicano solo poche righe , perché il momento è critico , troppe persone sono...
senza lavoro o vedono fallire le attività avviate con tanti sacrifici, che volete possa interessare all'opinione pubblica della "rivolta civile , misurata e responsabile , degli insegnanti di ogni ordine e grado" ?
In molti casi alla protesta si aggiungono i genitori, gli studenti si sono mossi in modi diversi, e ci sono stati casi in cui le loro manifestazioni sono state strumentalizzate dalla politica...occasione attraente in vista delle prossime elezioni, ma moralmente discutibile.
Manca purtroppo la percezione della reale dimensione del malcontento.
L'insegnante medio, scongiurato il rischio di vedersi aumentare a 24 l'orario di lezione frontale, pensa che una vera protesta non ci sia , che siano casi sporadici, e che le azioni siano assolutamente inefficaci; spesso non è informato. Servono momenti di condivisione, perché anche la rete in fondo non riesce a smuovere l'atavico individualismo degli insegnanti.
La comunicazione dovrebbe entrare in ogni scuola, ogni movimento dovrebbe inondare la rete con i documenti che produce, con le notizie degli eventi organizzati, perché non siano più solo una nota di colore sui notiziari, un trafiletto sui quotidiani, ma diventino occasione di confronto, e per trovare motivazione a continuare, a insistere nella difesa, non di posizioni fini a se stesse, ma di un ruolo fondamentale che la scuola ha, ora più che mai.
I partiti politici in genere potrebbero arrivare a quest’ appuntamento elettorale con le idee più o meno confuse su ciò che il mondo della scuola rivendica , molto dipenderà da come il fermento del mondo della scuola saprà venire a galla veramente, e dalla capacità di resistere nel tempo. Chiediamo investimenti sull'istruzione, rispetto del ruolo dei docenti, difendiamo la scuola di tutti e per tutti, rivendichiamo l'assunzione dei precari già in servizio da anni, pretendiamo un serio intervento per riformare i cicli che azzeri i disastri della riforma Gelmini, ma chiediamo soprattutto di essere ascoltati perché la scuola nella quale lavoriamo sia una scuola moderna, inclusiva , e non diventi esclusiva .
Siamo pronti a confrontarci in merito all'articolazione dei percorsi, dei programmi, ad avviare ricerca e progettazione, le idee non mancano, i punti in comune ci sono, vogliamo soprattutto essere parte in causa e non più ultimi tra gli ultimi, a subire decisioni prese ai piani alti del Miur, spesso da persone che della realtà della scuola conoscono una minima parte.
Ai politici porremmo dei quesiti importanti, li metteremo di fronte ai temi principali, gli faremo capire quali sono attualmente le emergenze, ma dovremo anche urlare a gran voce: " vogliamo essere ascoltati e partecipare con le nostre proposte al tentativo di risollevare la scuola dallo stato catatonico in cui è piombata da tempo , a causa dell'incompetenza e cecità di chi ha il potere politico, di chi ha competenza territoriale, di chi dirige le singole istituzioni scolastiche e, dobbiamo ammetterlo , complice l'individualismo e la scarsa propensione alla protesta del corpo insegnante.

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