di Paola Frau
Al momento in tutta Italia c'è un
fermento del quale ancora non abbiamo la misura; coordinamenti, movimenti,
assemblee, collegi dei docenti, i modi con cui la protesta monta dalla
Lombardia alla Calabria, dalla Sicilia alla nostra Sardegna.
I media secondo i casi sono più o
meno attenti al fenomeno, spesso dedicano solo poche righe , perché il momento
è critico , troppe persone sono...
senza lavoro o vedono fallire le attività
avviate con tanti sacrifici, che volete possa interessare all'opinione pubblica
della "rivolta civile , misurata e responsabile , degli insegnanti di ogni
ordine e grado" ?
In molti casi alla protesta si
aggiungono i genitori, gli studenti si sono mossi in modi diversi, e ci sono
stati casi in cui le loro manifestazioni sono state strumentalizzate dalla
politica...occasione attraente in vista delle prossime elezioni, ma moralmente
discutibile.
Manca purtroppo la percezione
della reale dimensione del malcontento.
L'insegnante medio, scongiurato
il rischio di vedersi aumentare a 24
l'orario di lezione frontale, pensa che una vera
protesta non ci sia , che siano casi sporadici, e che le azioni siano
assolutamente inefficaci; spesso non è informato. Servono momenti di
condivisione, perché anche la rete in fondo non riesce a smuovere l'atavico
individualismo degli insegnanti.
La comunicazione dovrebbe entrare
in ogni scuola, ogni movimento dovrebbe inondare la rete con i documenti che
produce, con le notizie degli eventi organizzati, perché non siano più solo una
nota di colore sui notiziari, un trafiletto sui quotidiani, ma diventino
occasione di confronto, e per trovare motivazione a continuare, a insistere
nella difesa, non di posizioni fini a se stesse, ma di un ruolo fondamentale
che la scuola ha, ora più che mai.
I partiti politici in genere
potrebbero arrivare a quest’ appuntamento elettorale con le idee più o meno
confuse su ciò che il mondo della scuola rivendica , molto dipenderà da come il
fermento del mondo della scuola saprà venire a galla veramente, e dalla
capacità di resistere nel tempo. Chiediamo investimenti sull'istruzione,
rispetto del ruolo dei docenti, difendiamo la scuola di tutti e per tutti,
rivendichiamo l'assunzione dei precari già in servizio da anni, pretendiamo un
serio intervento per riformare i cicli che azzeri i disastri della riforma
Gelmini, ma chiediamo soprattutto di essere ascoltati perché la scuola nella
quale lavoriamo sia una scuola moderna, inclusiva , e non diventi esclusiva .
Siamo pronti a confrontarci in
merito all'articolazione dei percorsi, dei programmi, ad avviare ricerca e
progettazione, le idee non mancano, i punti in comune ci sono, vogliamo
soprattutto essere parte in causa e non più ultimi tra gli ultimi, a subire
decisioni prese ai piani alti del Miur, spesso da persone che della realtà
della scuola conoscono una minima parte.
Ai politici porremmo dei quesiti
importanti, li metteremo di fronte ai temi principali, gli faremo capire quali
sono attualmente le emergenze, ma dovremo anche urlare a gran voce: " vogliamo
essere ascoltati e partecipare con le nostre proposte al tentativo di
risollevare la scuola dallo stato catatonico in cui è piombata da tempo , a
causa dell'incompetenza e cecità di chi ha il potere politico, di chi ha
competenza territoriale, di chi dirige le singole istituzioni scolastiche e,
dobbiamo ammetterlo , complice l'individualismo e la scarsa propensione alla
protesta del corpo insegnante.
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