di Daniela Pia (*)
Il discorso che Calamandrei tenne al
congresso dell’Associazione a Difesa della Scuola Nazionale , a Roma l’11
febbraio 1950 me lo porto appresso come uno scapolare. Quando le forze mi
abbandonano, in questo mestiere così totalizzante, lo riprendo in mano e ne
traggo conforto.
Come sia potuto essere così
preveggente lo lascio dedurre a chi legge. La cosa che mi lascia sconcertata è
la constatazione del fatto che...
la politica degli ultimi vent’ anni è stata
incapace di fronteggiare la deriva , nonostante disponesse di strumenti di
analisi assai sofisticati per comprendere che il monito di Calamandrei si stava
avverando con la complicità e l’ignavia delle diverse parti politiche. Lo aveva
capito bene Gaber quando continuava a chiedersi “cos’è la destra e cos’ è la
sinistra”. Infatti per quanto concerne la dismissione del ruolo di tutela
della scuola pubblica da parte dello Stato, fra destri e sinistri è
difficile riconoscere le differenze, una cosa è certa, hanno prevalso i
“sinistri scopi” partiamo da un dato: le immatricolazioni degli studenti
universitari sono diminuite negli ultimi otto anni del 17% . Questa selezione
“innaturale” però non ha colpito equamente i diplomati di tutti gli indirizzi,
infatti, dal 2003 al 2012 coloro che sono approdati all’università dai licei
sono aumentati dell’8%. Il crollo delle iscrizioni universitarie ha colpito
soprattutto coloro che provengono dai tecnici (meno 44%) e dai professionali
(meno 37%) cioè coloro che provengono dalle famiglie meno abbienti.
Diceva Calamandrei.
“Facciamo l’ipotesi, così
astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale
però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in
sostanza. Non vuole fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento
per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura.
Allora, che cosa fare per impadronirsi
delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si
accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C’è una
certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è
stata. Allora il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi
teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a
screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le
scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel
partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private.
Cure di denaro e di previlegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad
andare a queste scuole , perché in fondo sono migliori si dice di quelle di
Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei
premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece
che alle scuole pubbliche alle scuole private. A “quelle” scuole private. Gli
esami sono più facili,si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata
diventa una scuola privilegiata.
Il partito dominante, non potendo
trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in
malora le scuole di Stato per dare prevalenza alle scuole private. Attenzione,
amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione,
questa è la ricetta. Bisogna tener d’occhio i cuochi di questa bassa cucina.
L’operazione si fa in tre modi: ve l’ho già detto: rovinare le scuole di Stato.
Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro
bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non
controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i
titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle
scuole private denaro pubblico. Questo è il punto”.
Lo sa bene il venditore di bufale nazionale
, che in questi giorni ha iniziato la sua promozione a prezzi stracciati
affermando che siccome nelle scuole ci sono anche INSEGNANTI DI SINISTRA,
alle famiglie deve essere data la possibilità di accedere a UN BONUS PER
MANDARE I PROPRI FIGLI NELLE SCUOLE dove non si corre questo pericolo.
Insomma quelle dove non è garantita la pluralità delle posizioni ma
il pensiero unico, il loro.
Così si è espresso Berlusconi,
ribadendo, se fosse necessario, il suo blasfemo corteggiamento alle scuole private
e ai loro sensali : “A scuola ci sono gli insegnanti di sinistra, dunque le
famiglie devono avere un bonus per mandare i propri figli nelle scuole private
cattoliche”. Lo afferma durante l’apertura della campagna elettorale nel Lazio
gongolante e con la sicumera che accompagna il suo vocabolario da piazzista,
sempre più macchietta di se stesso. Il problema grave è che ancora oggi c’è chi
è disposto a vedere in lui il difensore della morale cattolica o il difensore
della famiglia.
Eppure ancora non basta, lo
smantellamento delle pari opportunità che la scuola pubblica aveva garantito a
quelli come me, figli di operai, che hanno sudato sui libri per costruirsi,
passo passo, competenze critiche fuori dai recinti, laurearsi senza andare in
Albania o nei diplomifici di proprietà di coloro che mandano i figli alle
scuole elitarie, oggi pare utopia.
Alla scuola della Repubblica
sono state sottratte risorse vitali, sono rimasti solo gli stipendi
del personale a pesare in modo massiccio sul bilancio della Pubblica
Istruzione. Se ne lamentava, giovedì scorso da Santoro, Giorgia Meloni la
quale ha affermato che i docenti sono troppi anche se, bontà sua,
concordava sul fatto che sono fra i meno pagati in Europa. Ergo diminuiamoli
ancora. Come gestire le classi pollaio con trenta studenti o
ventisette più tre disabili poi non è problema suo. Tanto nelle scuole private,
e quelle cattoliche ne sono un esempio, i disabili non sono graditi e gli
studenti non sono certo accatastati.
Così , in queste miserrime considerazioni
mi torna in soccorso Calamandrei quando dice che “Lo Stato le deve sorvegliare,
le deve regolare ( le scuole private) , le deve tenere nei loro limiti e deve
riuscire a far meglio di loro”. Invece oggi lo Stato, rappresentato
indegnamente da questa politica , pare preoccuparsi unicamente di sorvegliare
gli insegnanti della scuola pubblica con intenti punitivi e mortificanti.
Cuiusque Tandem?
Beh, di certo sino a quando qualcuno
non deciderà di restituire dignità all’unica professione capace di formare gli
uomini e le donne del futuro senza tarpare loro le ali. Forse
anche da noi allora si potrà celebrarla in tutta la sua pregnanza sociale
come auspicava Calamandrei e come in questi giorni stanno facendo in Quebec
dove “Du 3 au 9 février, c’est la Semaine des enseignantes et des
enseignants. Rendons-leur hommage pour la qualité remarquable de leur travail
et de leur engagement auprès des élèves du Québec”. Non so voi ma io mi sento
pervasa da un incontrollabile desiderio di espatriare per verificare
se lo spirito di Calamandrei non sia esiliato in Quebec.
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