Piccola nota: la spesa è autorizzata anche a valere sulla legge regionale numero 6 del 15 marzo 2012. Per la precisione: comma 32, articolo 3. Che, paradossalmente, recita “Semplificazione e contenimento della spesa”
Quando i soldi non bastano mai.
Piccolo particolare: i proprietari della materne private pretendono
chiaramente una retta, che i genitori corrispondono mensilmente. Si va
da un minimo di cento euro al mese fino a trecento e più in istituti
privati “di rango”. In più, a parte e a valere su norme vecchie di
trent’anni, le scuole dell’infanzia private incassano finanziamenti per
la gestione della mensa, dei trasporti e delle attività
ludico-didattiche. Con l’ultima delibera, arrivano ulteriori fondi da
impiegare per il personale e il “funzionamento” degli istituti (progetti
e attività varie). In sostanza, la Regione paga gli stipendi a
dipendenti privati: insegnanti, amministrativi, collaboratori
scolastici.
Il vescovo ordina, la Regione paga.
L’allegato alla
delibera firmata Cappellacci definisce i criteri di chi può usufruire
dei finanziamenti. Tutti, pressoché indistintamente. Giusto per fare un
esempio: oltre alle ditte individuali, figurano chiaramente anche gli
istituti religiosi. E qua c’è una ulteriore “apertura”:la Regione
assicura i denari non solo alle materne religiose riconosciute
civilmente, ma pure a quelle che non hanno nemmeno un pezzetto di carta
fornito dallo Stato. Bastano quattro righe su carta intestata della
diocesi. Ovvero, è il vescovo a decidere se un istituto religioso prende
o meno i soldi statali. Recita testualmente l’allegato che per
concorrere ai finanziamenti, “per gli enti religiosi con riconoscimento
diocesano e senza riconoscimento civile” è sufficiente “un attestato
dell’Ordinario diocesano dal quale risulti l’esistenza dell’ente ed il
suo rappresentante legale”.
Tempismo.
Dalla delibera del 18 settembre sono trascorse poco più di due
settimane e l’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa riunita oggi
a Strasburgo approva quasi all’unanimità una “piccola” risoluzione. Che
fissa un criterio semplice semplice: “No al finanziamento pubblico
delle scuole private”. Si raccomanda, certo, di assicurare fondi
sufficienti agli istituti privati. Ma solo se l’offerta pubblica è
insufficiente. A volte lo è, perché mancano i fondi.
Cosa dice la legge.
Cosa dice la legge.
Per avallare lo stanziamento da 22 milioni di euro appena approvato, la Regione si basa – tra le altre – su una legge regionale del
1984. L’aveva fortemente voluta – e controfirmata – l’allora presidente
della Regione Angelo Rojch, democristiano. Il quale, venticinque anni
fa, impiegava la stessa formula: i fondi alle private si garantiscono,
fino a un massimo del 75 per cento, “qualora i servizi offerti dagli
istituti pubblici fossero carenti”.
Pablo Sole
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