• La Lega Nord si batte da sempre per l’abolizione del valore legale del titolo di studio, che...
rappresenta uno degli ostacoli principali sulla strada della crescita di un apparato amministrativonel Nord.
• Oggi una laurea presa in una qualsiasi Università italiana ha una particolare caratteristica che
non trova molti riscontri all’estero: il valore legale del titolo. Ai fini di un concorso pubblico,
una laurea conseguita a Venezia piuttosto che a Ragusa è del tutto equivalente. Non sono
invece equivalenti la qualità della preparazione, il rigore degli studi e la serietà degli esami. Ne
consegue che le votazioni di laurea degli studenti iscritti agli atenei del Sud sono di gran lunga
più elevate di quelle ottenute dai loro colleghi che studiano nelle università del Nord.
• Primo risultato: poiché nei concorsi pubblici si favorisce chi ha le votazioni più alte (troppo
spesso viene valutata solo la votazione di laurea e non l’effettiva preparazione e le competenze
specifiche), i vincitori di tali concorsi sono quasi sempre meridionali. Appare inutile
sottolineare ciò che questo comporta in termini di efficienza dei servizi pubblici.
• Secondo risultato: essendo uguale il “peso” che le lauree hanno (cosa che non avviene nel
settore privato), non si sviluppa una vera concorrenza fra Atenei, presupposto indispensabile per
eliminare dalla scena università nate unicamente per motivi clientelari e baronali, che succhiano
allo Stato risorse preziose senza fornire adeguate contropartite in termini di servizi offerti.
• La Lega Nord, sulla base anche di un Ordine del giorno presentato (e approvato) nel gennaio
2009 alla Camera dei Deputati, chiede che il valore legale del titolo di studio sia definitivamente
abolito. Riteniamo che questa riforma sia la base per poter finalmente dare il via alla riforma
dell’università. Nessun concorso dovrà tenere conto della votazione ottenuta, scegliendo
i vincitori solo sulla base di test e curriculum. Gli Atenei, grazie all’abolizione del valore
legale del titolo, saranno costretti a migliorarsi nella didattica, nella qualità delle strutture e
nella modernizzazione dei programmi, pena un considerevole calo di iscritti che opteranno
per università che hanno raggiunto determinati standard. La suddetta abolizione consentirà di
introdurre un principio di equità nell’ambito della distribuzione di posti di lavoro nel settore
pubblico, che finalmente godrà di personale scelto non più in base ad un singolo voto, bensì
sulla base di specifiche e provate esperienze.
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