Mauro Murgia.
Si è
svolto nei giorni scorsi a Cagliari un incontro sulla Scuola.
Il
Coordinamento Insegnanti Cagliari (nato spontaneamente durante l’ennesimo
autunno caldo dopo gli attacchi diretti dell’ultimo presidente del Consiglio in
sedi non istituzionali) si è impegnato, in sintonia con altri Coordinamenti e
Associazioni, in una campagna propositiva a favore della Scuola pubblica, ispirandosi
in ultima analisi alla Costituzione. I docenti non sono accomunati tanto da
tessere...
o appartenenze di partito ma principalmente dalla ricerca di un impegno
comune che li ha portati a confrontarsi democraticamente sui temi cruciali
della politica scolastica nel tentativo di capire meglio e condividere i
principali temi con la società civile nel suo complesso.
L’incontro
di lunedì ventotto gennaio ha chiamato in causa alcuni politici, in particolare
i candidati regionali alle prossimi elezioni di febbraio nel tentativo di
ottenere, attraverso poche ma chiare domande su alcuni dei temi urgentissimi
del sistema della scuola e dell’istruzione in Italia, urgenti risposte da poter
considerare eventualmente un impegno preso pubblicamente.
Quello
che segue è un resoconto parziale e soggettivo della serata.
Ore
17:00, suona la prima campana. È l’ora del tè di una giornata che inviterebbe a
stare comodi a casa. Invece duecento persone hanno deciso di ritrovarsi nell’aula
magna del liceo cagliaritano Euclide che si riempie in fretta, nonostante le
sferzate di maestrale che non danno tregua. Alunni, genitori, personale
scolastico, soprattutto docenti. Una bimba, abituata a sentir parlare di
scuola, si guarda attorno giusto il tempo per capire che può addormentarsi. Dal
tavolo dei politici il giornalista presenta i temi e gli ospiti, politici e
candidati alle prossime elezioni per il rinnovo di Camera e Senato della XVII
Legislatura. Probabilmente gli organi di stampa sono stati precettati per la
presentazione dell’ultima fatica letteraria di Massimo D’Alema; non una
telecamera, non un giornalista riconoscibile. D’altronde, si sa: insegnanti e
alunni possono dare filo da torcere ai politici più navigati ma è meglio che le
loro rivendicazioni non riempiano troppi spazi di informazione. Peccato, perché
si parla di scuola. Quella di tutti e per tutti. In tanti paesi del mondo lo
hanno capito da tempo. In Finlandia, per esempio; o in Corea del Sud (avete
letto bene), dove i presupposti politico-sociali garantiscono condizioni
ottimali di istruzione, grazie a percentuali di investimento della spesa
pubblica del 12% per la Finlandia e del 15% per lo stato asiatico. L’Italia
investe nell’istruzione il 9% sul totale di spesa pubblica.
Qui
a Cagliari più retoricamente ci si chiede Dove
sta andando la Scuola Pubblica Italiana. Ma in realtà ci si attende dagli
invitati presenti all’appello semplici e precise risposte, chiarimenti. Sono
presenti Manuela Serra del Movimento 5 Stelle, capolista nella lista per il
Senato; Lilli Pruna di SEL per lo schieramento di centro-sinistra; Caterina
Pes, deputato PD; Andrea Dettori consigliere provinciale di SEL; Antonello
Pirotto, numero due dei candidati alla Camera dei Deputati dopo il nome di
Antonio Ingroia, per lo schieramento denominato Rivoluzione Civile; Roberto
Copparoni, candidato al Senato nella stessa lista; Patrizio Rovelli,
neocoordinatore regionale di Diritti e Libertà dello schieramento di
centrosinistra. Ci si aspetta e si pretende di sentir parlare di Scuola, con la S maiuscola, per una volta in questa frettolosa
campagna elettorale. Per questo, orologio alla mano pensando ai compiti da
correggere o all’appuntamento rimandato, dopo le prime derive pindarico-populiste,
dalla platea arriva l’invito ad una maggiore puntualità nel rispondere ai punti
sollevati per il Coordinamento degli Insegnanti da Andrea De Giorgi, docente
cagliaritano. Il quadro generale della scuola si mostra anche in questa
occasione in tutta la sua prosaica e convulsa drammaticità. Andrea Dettori,
dati alla mano, delinea il perverso esercizio del “dimensionamento” affidato
agli organi decentrati del ministero, con cui le scuole vengono accorpate, i
dirigenti e direttori amministrativi scolastici distribuiti con intenti che
qualcuno maliziosamente assimila ai compiti assegnati a s’accabadora, in nome di europeismi a cui in tanti sembrano essersi
rassegnati: spending review, fiscal compact, spread ecc. ecc., che è più
realistico interpretare con gli effetti tangibili più che con la traduzione:
‘tagli’ e ‘rastrellamento’, sull’altare dell’austerity supportata dai dogmi della finanzia internazionale,
quella Monti Style per intenderci.
Se
da un lato quello del precariato è parso un “problema” risolvibile per alcuni
candidati con una graduale immissione in ruolo dei precari, per altri quesiti
posti, le risposte sono apparse più evasive e retoriche. Pirotto e Pruna hanno
ipotizzato il finanziamento dell’istruzione coi fondi riservati alla difesa,
con particolare riferimento all’investimento in F35 per i prossimi lustri. In
realtà il nodo cruciale del reperimento dei fondi per l’istruzione non è parso
convincente né rassicurante. A poco è valso chiedere conto sugli altri temi-piaga
di cui è ricco il cilindro della scuola italiana, quelli del precariato e della
valutazione, e del tormentato tormentone dell’INVALSI. Per quanto riguarda il
precariato nella scuola italiana, emerge come in nome dell’urgenza, grazie agli
ultimi decreti legislativi e legge si sono consumati efferati sacrifici umani:
solo in Sardegna - ha ricordato la professoressa Antonella Piras - nell’era
Gelmini c’è stata un’erosione di seimila posti di lavoro. Uno studente, rappresentante
della parte migliore della scuola italiana su cui non tutti evidentemente sanno
che vale sempre la pena investire e non tagliare, pone con perentoria sintesi
un semplice dilemma: da un lato si smantella, si taglia, si smembra, si invoca
l’autonomia finanziaria e statutaria del sistema scuola, col serio rischio di accogliere
il peggio dell’aziendalismo, dall’altro lato invece ci si affida ad un “ente di
ricerca dotato di personalità giuridica di diritto pubblico” dai costi non
indifferenti come l’INVALSI per ottenere una valutazione oggettiva del sistema scuola. Per chi? ci si domanda. Per cosa? Ma
soprattutto con quali finalità di miglioramento di un sistema esautorato dallo
stesso “valutatore” al servizio di una pluriennale politica di scellerato
screditamento e impoverimento indotto? in realtà non è mai stato chiarito,
perché continuamente smentito dai fatti: a oggi i dati offerti dall’INVALSI si
sono rivelati fallimentari per una politica di risanamento e di riforma
autentica della scuola. Come può un mondo così complesso e una voce così
importante per il futuro di uno Stato, affidare le sue “riforme” a impopolari
decreti emanati senza dibattito parlamentare? È come pretendere un risultato
positivo da una perizia tecnica sugli appartamenti di un grattacielo abbandonato
all’incuria per decenni, senza manutenzioni e risanamenti, depredato da vandali e teppisti. Su questo
tema, gli addetti ai lavori presenti tra gli oratori (oltre a Dettori, sia Pes,
Pruna, Rovelli, Serra e Copparoni sono docenti di scuola e università) sono
stati incalzati dalla platea dell’aula magna. Le richieste di chiarimento,
cadute nel gioco retorico del rimbalzo e del compiacimento preelettorale, sono
state rivolte principalmente ai candidati più esperti in materia, in uno spazio
di discussione serrata e di acceso confronto. Ma i temi del precariato,
dell’edilizia scolastica, del DDL 953 ex-Aprea e dei tentativi di
privatizzazione del sistema scolastico italiano, della retribuzione dei docenti
e del loro inquadramento professionale sono temi scomodi per la politica. La
riforma Moratti e il riordino Gelmini (volutamente non definito ‘riforma’) hanno
creato disagio e caos nella vita scolastica quotidiana, quella che non fa
notizia e crea criticità sociali a catena. Su questi temi alcuni ministri si
sono giocati la faccia e la poltrona, anche se quasi mai il vitalizio. Il fatto
grave è che di scuola non si parla perché non se ne conoscono le involuzioni
leviataniche. Ci si accontenta surrettiziamente della tuttologia da poltrona o
degli interventi di tamponamento provvisorio (si pensi per esempio all’edilizia
scolastica), con disastrose cadute nei luoghi comuni che tanto infastidiscono
gli addetti ai lavori, gli stessi che più volte anche in questo incontro non
hanno apprezzato i tentativi retorici di blandire l’interlocutore o di eludere i
temi urgenti. Rabbia, indignazione, disincanto e diffidenza paralizzante, in un
drammatico de-crescendo verso la totale disfatta esistenziale sono cifre
caratterizzanti il multisfaccettato mondo di chi la scuola la sente e la vive
quotidianamente.
Il
calore dei toni sono stati rilanciati da Caterina Pes, docente e deputata per
un partito – il PD di Bersani - che ha inasprito gli animi di tanti operatori
della scuola, illusi dai programmi e da una tradizione di sinistra. La
professoressa Pes ha sottolineato gli aspetti conflittuali e le difficoltà a
mantenere fede allo spirito che proviene dalla base nelle condizioni
decisionali più complesse e poco interessate ai temi della scuola, con
riferimento agli stessi tempi della catena di montaggio della politica romana. La
rabbia e il disincanto, lo scetticismo qui si percepiscono, perché i docenti, anche quelli meno incazzati
unitisi al gruppo più impegnato in queste battaglie, ci credono, ci soffrono;
perché continuano a sperarci. Sono venuti apposta, perlopiù insegnanti, maestri,
professori o come li si vuol definire, con le loro domande, con le loro ansie,
con la loro pazienza, quella che cuminzada
a mancare anche ai più accomodanti e indolenti. C’erano alunni, qualche
genitore: anche questi trovano i modi e le parole per tentare un dialogo con
gli interlocutori. Biolchini lo percepisce in prima persona: chiamato a
moderare, si è ritrovato a dover smistare e selezionare decine di fogli zeppi
di richieste… Purtroppo però anche in questo caso, il tempo, fissato da orari
di apertura delle scuole sempre più al risparmio di personale che chiude un
occhio sornione per il quarto d’ora di ritardo, è favorevole per chi queste
risposte avrebbe potuto darle con chiarezza all’inizio della serata.
Ora anche chi è partito alle
otto da Carbonia per arrivare a Quartu per affrontare cinque ore di lezione fino
alle due, e ha atteso la fine dell’incontro a sera inoltrata, ha tempo di
riflettere in viaggio verso casa sulla propria scelta elettorale, con qualche
domanda in più e qualche risposta in meno. Domani si riparte, nuova campanella,
stavolta alle 8:20, prima ora.
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