giovedì 7 febbraio 2013

SUONA LA CAMPANA



Mauro Murgia.
Si è svolto nei giorni scorsi a Cagliari un incontro sulla Scuola.
Il Coordinamento Insegnanti Cagliari (nato spontaneamente durante l’ennesimo autunno caldo dopo gli attacchi diretti dell’ultimo presidente del Consiglio in sedi non istituzionali) si è impegnato, in sintonia con altri Coordinamenti e Associazioni, in una campagna propositiva a favore della Scuola pubblica, ispirandosi in ultima analisi alla Costituzione. I docenti non sono accomunati tanto da tessere...
o appartenenze di partito ma principalmente dalla ricerca di un impegno comune che li ha portati a confrontarsi democraticamente sui temi cruciali della politica scolastica nel tentativo di capire meglio e condividere i principali temi con la società civile nel suo complesso.
L’incontro di lunedì ventotto gennaio ha chiamato in causa alcuni politici, in particolare i candidati regionali alle prossimi elezioni di febbraio nel tentativo di ottenere, attraverso poche ma chiare domande su alcuni dei temi urgentissimi del sistema della scuola e dell’istruzione in Italia, urgenti risposte da poter considerare eventualmente un impegno preso pubblicamente.
Quello che segue è un resoconto parziale e soggettivo della serata.

Ore 17:00, suona la prima campana. È l’ora del tè di una giornata che inviterebbe a stare comodi a casa. Invece duecento persone hanno deciso di ritrovarsi nell’aula magna del liceo cagliaritano Euclide che si riempie in fretta, nonostante le sferzate di maestrale che non danno tregua. Alunni, genitori, personale scolastico, soprattutto docenti. Una bimba, abituata a sentir parlare di scuola, si guarda attorno giusto il tempo per capire che può addormentarsi. Dal tavolo dei politici il giornalista presenta i temi e gli ospiti, politici e candidati alle prossime elezioni per il rinnovo di Camera e Senato della XVII Legislatura. Probabilmente gli organi di stampa sono stati precettati per la presentazione dell’ultima fatica letteraria di Massimo D’Alema; non una telecamera, non un giornalista riconoscibile. D’altronde, si sa: insegnanti e alunni possono dare filo da torcere ai politici più navigati ma è meglio che le loro rivendicazioni non riempiano troppi spazi di informazione. Peccato, perché si parla di scuola. Quella di tutti e per tutti. In tanti paesi del mondo lo hanno capito da tempo. In Finlandia, per esempio; o in Corea del Sud (avete letto bene), dove i presupposti politico-sociali garantiscono condizioni ottimali di istruzione, grazie a percentuali di investimento della spesa pubblica del 12% per la Finlandia e del 15% per lo stato asiatico. L’Italia investe nell’istruzione il 9% sul totale di spesa pubblica.
Qui a Cagliari più retoricamente ci si chiede Dove sta andando la Scuola Pubblica Italiana. Ma in realtà ci si attende dagli invitati presenti all’appello semplici e precise risposte, chiarimenti. Sono presenti Manuela Serra del Movimento 5 Stelle, capolista nella lista per il Senato; Lilli Pruna di SEL per lo schieramento di centro-sinistra; Caterina Pes, deputato PD; Andrea Dettori consigliere provinciale di SEL; Antonello Pirotto, numero due dei candidati alla Camera dei Deputati dopo il nome di Antonio Ingroia, per lo schieramento denominato Rivoluzione Civile; Roberto Copparoni, candidato al Senato nella stessa lista; Patrizio Rovelli, neocoordinatore regionale di Diritti e Libertà dello schieramento di centrosinistra. Ci si aspetta e si pretende di sentir parlare di Scuola, con la S maiuscola, per una volta in questa frettolosa campagna elettorale. Per questo, orologio alla mano pensando ai compiti da correggere o all’appuntamento rimandato, dopo le prime derive pindarico-populiste, dalla platea arriva l’invito ad una maggiore puntualità nel rispondere ai punti sollevati per il Coordinamento degli Insegnanti da Andrea De Giorgi, docente cagliaritano. Il quadro generale della scuola si mostra anche in questa occasione in tutta la sua prosaica e convulsa drammaticità. Andrea Dettori, dati alla mano, delinea il perverso esercizio del “dimensionamento” affidato agli organi decentrati del ministero, con cui le scuole vengono accorpate, i dirigenti e direttori amministrativi scolastici distribuiti con intenti che qualcuno maliziosamente assimila ai compiti assegnati a s’accabadora, in nome di europeismi a cui in tanti sembrano essersi rassegnati: spending review, fiscal compact, spread ecc. ecc.,  che è più realistico interpretare con gli effetti tangibili più che con la traduzione: ‘tagli’ e ‘rastrellamento’, sull’altare dell’austerity supportata dai dogmi della finanzia internazionale, quella Monti Style per intenderci.
Se da un lato quello del precariato è parso un “problema” risolvibile per alcuni candidati con una graduale immissione in ruolo dei precari, per altri quesiti posti, le risposte sono apparse più evasive e retoriche. Pirotto e Pruna hanno ipotizzato il finanziamento dell’istruzione coi fondi riservati alla difesa, con particolare riferimento all’investimento in F35 per i prossimi lustri. In realtà il nodo cruciale del reperimento dei fondi per l’istruzione non è parso convincente né rassicurante. A poco è valso chiedere conto sugli altri temi-piaga di cui è ricco il cilindro della scuola italiana, quelli del precariato e della valutazione, e del tormentato tormentone dell’INVALSI. Per quanto riguarda il precariato nella scuola italiana, emerge come in nome dell’urgenza, grazie agli ultimi decreti legislativi e legge si sono consumati efferati sacrifici umani: solo in Sardegna - ha ricordato la professoressa Antonella Piras - nell’era Gelmini c’è stata un’erosione di seimila posti di lavoro. Uno studente, rappresentante della parte migliore della scuola italiana su cui non tutti evidentemente sanno che vale sempre la pena investire e non tagliare, pone con perentoria sintesi un semplice dilemma: da un lato si smantella, si taglia, si smembra, si invoca l’autonomia finanziaria e statutaria del sistema scuola, col serio rischio di accogliere il peggio dell’aziendalismo, dall’altro lato invece ci si affida ad un “ente di ricerca dotato di personalità giuridica di diritto pubblico” dai costi non indifferenti come l’INVALSI per ottenere una valutazione oggettiva del sistema scuola. Per chi? ci si domanda. Per cosa? Ma soprattutto con quali finalità di miglioramento di un sistema esautorato dallo stesso “valutatore” al servizio di una pluriennale politica di scellerato screditamento e impoverimento indotto? in realtà non è mai stato chiarito, perché continuamente smentito dai fatti: a oggi i dati offerti dall’INVALSI si sono rivelati fallimentari per una politica di risanamento e di riforma autentica della scuola. Come può un mondo così complesso e una voce così importante per il futuro di uno Stato, affidare le sue “riforme” a impopolari decreti emanati senza dibattito parlamentare? È come pretendere un risultato positivo da una perizia tecnica sugli appartamenti di un grattacielo abbandonato all’incuria per decenni, senza manutenzioni e risanamenti,  depredato da vandali e teppisti. Su questo tema, gli addetti ai lavori presenti tra gli oratori (oltre a Dettori, sia Pes, Pruna, Rovelli, Serra e Copparoni sono docenti di scuola e università) sono stati incalzati dalla platea dell’aula magna. Le richieste di chiarimento, cadute nel gioco retorico del rimbalzo e del compiacimento preelettorale, sono state rivolte principalmente ai candidati più esperti in materia, in uno spazio di discussione serrata e di acceso confronto. Ma i temi del precariato, dell’edilizia scolastica, del DDL 953 ex-Aprea e dei tentativi di privatizzazione del sistema scolastico italiano, della retribuzione dei docenti e del loro inquadramento professionale sono temi scomodi per la politica. La riforma Moratti e il riordino Gelmini (volutamente non definito ‘riforma’) hanno creato disagio e caos nella vita scolastica quotidiana, quella che non fa notizia e crea criticità sociali a catena. Su questi temi alcuni ministri si sono giocati la faccia e la poltrona, anche se quasi mai il vitalizio. Il fatto grave è che di scuola non si parla perché non se ne conoscono le involuzioni leviataniche. Ci si accontenta surrettiziamente della tuttologia da poltrona o degli interventi di tamponamento provvisorio (si pensi per esempio all’edilizia scolastica), con disastrose cadute nei luoghi comuni che tanto infastidiscono gli addetti ai lavori, gli stessi che più volte anche in questo incontro non hanno apprezzato i tentativi retorici di blandire l’interlocutore o di eludere i temi urgenti. Rabbia, indignazione, disincanto e diffidenza paralizzante, in un drammatico de-crescendo verso la totale disfatta esistenziale sono cifre caratterizzanti il multisfaccettato mondo di chi la scuola la sente e la vive quotidianamente.
Il calore dei toni sono stati rilanciati da Caterina Pes, docente e deputata per un partito – il PD di Bersani - che ha inasprito gli animi di tanti operatori della scuola, illusi dai programmi e da una tradizione di sinistra. La professoressa Pes ha sottolineato gli aspetti conflittuali e le difficoltà a mantenere fede allo spirito che proviene dalla base nelle condizioni decisionali più complesse e poco interessate ai temi della scuola, con riferimento agli stessi tempi della catena di montaggio della politica romana. La rabbia e il disincanto, lo scetticismo qui si percepiscono,  perché i docenti, anche quelli meno incazzati unitisi al gruppo più impegnato in queste battaglie, ci credono, ci soffrono; perché continuano a sperarci. Sono venuti apposta, perlopiù insegnanti, maestri, professori o come li si vuol definire, con le loro domande, con le loro ansie, con la loro pazienza, quella che cuminzada a mancare anche ai più accomodanti e indolenti. C’erano alunni, qualche genitore: anche questi trovano i modi e le parole per tentare un dialogo con gli interlocutori. Biolchini lo percepisce in prima persona: chiamato a moderare, si è ritrovato a dover smistare e selezionare decine di fogli zeppi di richieste… Purtroppo però anche in questo caso, il tempo, fissato da orari di apertura delle scuole sempre più al risparmio di personale che chiude un occhio sornione per il quarto d’ora di ritardo, è favorevole per chi queste risposte avrebbe potuto darle con chiarezza all’inizio della serata.
Ora anche chi è partito alle otto da Carbonia per arrivare a Quartu per affrontare cinque ore di lezione fino alle due, e ha atteso la fine dell’incontro a sera inoltrata, ha tempo di riflettere in viaggio verso casa sulla propria scelta elettorale, con qualche domanda in più e qualche risposta in meno. Domani si riparte, nuova campanella, stavolta alle 8:20, prima ora.

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