Intervento di Emanuele Contu, Responsabile Scuola Pd metropolitano milanese, sul percorso scolastico: "La scuola del secondo ciclo in Italia non funziona bene e occorrono interventi forti anche su questo segmento" (Fonte: Il Sussidiario.net)
Il ministro Profumo riprende in questi ultimi giorni di
mandato la proposta di riduzione del percorso scolastico di un anno, per
fissare la conclusione degli studi superiori ai 18 anni. Non è un'idea nuova,
come noto. Il primo a provarci fu Luigi Berlinguer, e da allora sono passati
tre lustri. Il tema è complessissimo, ma si può collocare qualche paletto per
proseguire la riflessione...
1. Un anno in meno non è automaticamente sinonimo di
maggiore o minore qualità. In Europa convivono tre modelli: ingresso a sei
anni, tredici anni di scuola e diploma a diciannove anni; ingresso a sei anni,
dodici di scuola e diploma a diciotto; ingresso a cinque anni, tredici di
scuola e diploma a diciotto. Le ricerche internazionali non permettono di dire
che uno di questi modelli assicuri di per sé risultati migliori. Più che il
numero di anni o l'età di ingresso e uscita, insomma, conta quello che si fa
durante la propria permanenza nei percorsi di istruzione e formazione.
2. I dati su livelli di apprendimento e dispersione
scolastica ci dicono, in maniera perentoria, che nel suo complesso la scuola
del secondo ciclo in Italia non funziona bene e che occorrono interventi forti
(anche) su questo segmento, soprattutto su istruzione tecnica, istruzione e
formazione professionale. Non basta assicurare più risorse, il che sarebbe
ovviamente positivo, occorre invece un ripensamento complessivo che adegui la
nostra scuola superiore alla realtà odierna.
3. Le risorse, diciamolo serenamente, sono quelle che sono.
Prometterne di più è un buon esercizio retorico e può servire ad ergersi a
paladini della scuola, ma alla prova dei fatti rischia di restare sempre poco
quel di più che eventualmente si riuscisse a consegnare alle scuole italiane.
In questo contesto sembra difficile immaginare una riforma complessiva della
secondaria di secondo grado centrata sul conferimento di maggiori risorse: né
questo sarebbe da solo bastante a dare maggior stabilità e sicurezza al
sistema. Occorrono invece coraggio, competenza e intelligenza per ripensare
l'esistente a partire prima di tutto dalle risorse che ci sono. La proposta di
ridurre a quattro gli anni di secondaria, sotto il vincolo di mantenere intatte
le risorse complessive di organico e finanziamenti, metterebbe in condizione di
progettare e realizzare quattro anni scolastici decisamente più efficienti
degli attuali cinque (ad esempio potenziando gli strumenti di orientamento e di
raccordo tra diversi indirizzi di studio per ridurre la dispersione scolastica;
e rinnovando la didattica e l'organizzazione interna degli istituti con la
realizzazione di un organico dell'autonomia che permetta di lavorare per classi
aperte e di consolidare i percorsi di recupero e potenziamento).
4. Il Partito Democratico ha fatto sua l'ipotesi di
conclusione a diciotto anni in diversi contesti, nazionali e locali. Lo scrive
chiaramente Giovanni Bachelet nell'introduzione al volume Idee ricostruttive
per la scuola, che raccoglie i materiali prodotti dal Forum Politiche
Istruzione PD nel trennio 2010-12: «[All’interno del Pd] sui cicli
scolastici esistono ampie aree di dissenso su come realizzare la conclusione
degli studi a 18 anni; l’idea però di finire a 18 anni, colmando anche qui lo
spread con l’Europa, è risultata largamente condivisa».
Anche il Pd di Milano ha lavorato sul tema del riordino dei
cicli, formulando una proposta complessiva che combacia in larga parte con le
riflessioni degli esperti chiamati dal ministro Profumo a lavorare sul tema:
ingresso a sei anni e uscita a diciotto, con riduzione di un anno della
secondaria di secondo grado e utilizzo delle risorse recuperate per avviare un
riordino complessivo dell’organizzazione e della didattica (qui
il relativo documento del PD Milano). Sul punto sono diversi anche gli
interventi di Marco Campione, responsabile istruzione del Pd lombardo.
L'obiettivo, insomma, non è impiegare un anno in più o in
meno; ma imparare meglio e imparare tutti, colmando soprattutto il divario
esistente in termini qualitativi e di promozione sociale tra l’istruzione
liceale e tutto il resto. Difficile? Molto. Ma non sembra che questa possa
essere l'epoca delle soluzioni facili.
Nessun commento:
Posta un commento