Giorgio Napolitano sembra materializzato da un romanzo di Le
Carré, tanto da farci immaginare che sia stato modello ispiratore dei personaggi
più inquietanti del potere, nel mondo diviso in blocchi, che lo scrittore abbia
disegnato. Il regista Costa Gavras anche lui, si dirà paranoico complottista,
ha tracciato i caratteri e le contorte ambizioni di questi lugubri funzionari
più avvezzi all’oscura coercizione che alla prova delle urne. Un personaggio che si muove nella nebbia
densa delle cortine di confine col salvacondotto di qualunque potere occulto,
non per creare varchi o ponti, ma con spirito di autoconservazione e di
conservazione, il solo che giustifichi l’esistenza e la necessità di queste
figure.
Personaggi vili, incapaci di mettersi in gioco, di lottare, vincere, perdere affrontando il dolore della sconfitta narcisistica, servi, infine Infiltrati.
Personaggi vili, incapaci di mettersi in gioco, di lottare, vincere, perdere affrontando il dolore della sconfitta narcisistica, servi, infine Infiltrati.
Sì, Giorgio Napolitano è un infiltrato, lo è stato sempre.
Il nostro presidente è stato responsabile esteri del PCI,
più diretto collaboratore del segretario di Stato americano Henry Kissinger,
che dei propri segretari di partito ai quali, semmai, recapitava linee di
politica estera e di difesa scritte più a ovest.
Non ha mai rivestito incarichi elettivi nel partito d’origine
ma è stato ministro degli esteri del governo “ombra” del PCI. Arriva a essere
eletto presidente della repubblica nel 2006 dopo la nomina a senatore a vita da
parte di Ciampi. Fin dagli esordi come presidente si fa notare per la spiccata
propensione alla firma di Decreti del governo di dubbia e discutibile
opportunità, se non costituzionalità. Lancia moniti patriottici, costruendo
finemente l’operazione Centocinquantenario con la quale si accredita come
baluardo vivente dell’unità nazionale, mentre lavora con la BCE e con i vertici
finanziari europei alla disintegrazione della sovranità nazionale. Non si espone mai alle critiche del
centrodestra, cesellando operazioni di salvataggio del peggiore capo del
governo, nelle classifiche mondiali, dopo Bokassa. Infatti, Berlusconi continua
a mangiare bambine, non bambini. Quando anche l’UE non è più disposta a pagare
il prezzo di tanta volgarità per ottenere leggi finanziarie che cancellino
qualsiasi ombra di diritto, Napolitano firma il salvacondotto per tutto il PDL
e nomina il governo Monti, cancellando qualsiasi ricordo di democrazia nel
nostro paese, anche quella più finta che la prima e la seconda repubblica
abbiano sbandierato.
Quel che resta di burocratico nel suo partito d’origine,
l’attuale PD, incassa le mancate elezioni anticipate, con la consolazione di
prepararsi per il futuro lavorando, ancor più alacremente, all’accaparramento e
alla spartizione dei beni e delle risorse monetarie, materiali, comuni del
paese.
Ma Giorgio
Napolitano intanto raggiunge il trono, o meglio lo costruisce intorno a
sé. Approfittando della vicenda Ingroia, costringe la Corte Costituzionale
alla sua incoronazione. Quello sprovveduto di giudice, fra i pochi magistrati
italiani che credono nella legalità, si candida pure alle elezioni, rinunciando
al poco potere autonomo che ancora avrebbe potuto esercitare, e perde.
Il paese devastato è solo lo sfondo pallido di questa
biografia.
Intanto traffica con i suoi amici e soci, Draghi, Monti, Merkel, Van Rompuy, Olli Rehn, ecc.
Il risultato delle elezioni gioca a suo vantaggio. Impone tempi lunghi nella designazione dell’incaricato a formare il governo con gli stretti limiti della fiducia al senato, così ha modo di ordire il suo arazzo. Mummifica Bersani e non offre alcun mandato esplorativo ai rappresentanti degli altri gruppi.
Intanto traffica con i suoi amici e soci, Draghi, Monti, Merkel, Van Rompuy, Olli Rehn, ecc.
Il risultato delle elezioni gioca a suo vantaggio. Impone tempi lunghi nella designazione dell’incaricato a formare il governo con gli stretti limiti della fiducia al senato, così ha modo di ordire il suo arazzo. Mummifica Bersani e non offre alcun mandato esplorativo ai rappresentanti degli altri gruppi.
Si presenta alle telecamere dopo una notte che, nello
strombazzamento a reti unificate della peggior recita melodrammatica
napoletana, lo immaginava soffrire le pene del parto più difficile ad annunciare
la nascita del ratto: La permanenza in carica del canceroso governo monti, la
nomina di un comitato di saggi tra cui spicca Mario Mauro, CL, esperto di
politiche scolastiche. Basterebbe
l’anacronismo sessista a far esplodere l’urlo “il re è nudo”, basterebbe
leggere i volti e le storie di questi saggi per far gridare al golpe
presidenziale, ma un infiltrato è un infiltrato per entrambe le parti in gioco.
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