Dal 1° gennaio in vigore la legge Fornero: tempi più lunghi
per lasciare l'impiego e sarà anche possibile posticipare l'uscita
Tra meno di un mese la riforma delle pensioni diventerà operativa e il rischio disoccupazione per i giovani sarà ancora più alto. Se fino ad ora non si è mai parlato...
di una correlazione stretta tra i dati sui
senza lavoro e l'allungamento dei tempi per andare in pensione, ora gli
economisti, dopo aver fatto due conti sulle tabelle prodotte dal
ministero del Welfare, iniziano a storcere il naso. Tanto più che
proprio dalle rilevazioni Istat dei giorni scorsi sul terzo trimestre
2012, a fronte di un incremento della disoccupazione giovanile (36,5%),
emerge un innalzamento degli occupati tra i 56 e i 66 anni di circa
mezzo milione di persone in tutto il Paese. Segno che si allungano i
tempi di uscita dal lavoro. Più sicurezza per gli anziani, meno lavoro
per i giovani: una guerra tra generazioni.per lasciare l'impiego e sarà anche possibile posticipare l'uscita
Tra meno di un mese la riforma delle pensioni diventerà operativa e il rischio disoccupazione per i giovani sarà ancora più alto. Se fino ad ora non si è mai parlato...
LE NUOVE REGOLE Da gennaio scattano dunque le nuove norme previste
dalla riforma promossa dal ministro Elsa Fornero sul sistema
pensionistico italiano e a beneficiarne saranno sicuramente i conti
dello Stato: si ridurrà così la somma da pagare per sostenere le persone
più anziane, soprattutto alla luce dell'allungamento della speranza di
vita. E con queste novità cambierà quindi anche il modo degli italiani
di rapportarsi con il lavoro: se prima non si vedeva l'ora di andare in
pensione (come dimenticare le “baby pensioni” degli anni 70-80 quando
bastavano 19 anni e qualche giorno per dimenticare la scrivania
dell'ufficio?), ora si può chiedere di restare in azienda molto più a
lungo, anche oltre i canonici 40 anni. Le ragioni sono due: intanto, si
allunga appunto la speranza di vita, quindi dal 1° gennaio, come
previsto dalla riforma Berlusconi, i requisiti per andare in pensione si
adegueranno progressivamente. In secondo luogo, la possibilità di
scegliere volontariamente di restare al lavoro si innalzerà, anche in
questo caso anno dopo anno, fino a raggiungere le 75 primavere nel 2062.
I REQUISITI Dal primo gennaio 2013, dunque, le donne potranno ritirarsi
solo a 62 anni e 3 mesi e gli uomini a 66 anni e 3 mesi, sempre che
abbiano versato i contributi previdenziali per almeno vent'anni. Questo è
lo schema base della nuova pensione di vecchiaia, mentre quella
d'anzianità non è più contemplata, a meno che non si rinunci a una
sostanziale riduzione dell'assegno, accelerando l'uscita. Si potrà
andare in pensione anticipata rispetto alla vecchiaia solo se si sono
maturati almeno 42 anni e 5 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e
5 mesi per le donne. Insomma, lo schema è: più si sta al lavoro, meglio
è.
LE DONNE Se nel corso del 2012, con lo schema della finestra mobile,
hanno potuto lasciare il lavoro solo i dipendenti che hanno maturato i
requisiti a fine 2011, dal 2013 i lavoratori dipendenti dovranno seguire
le regole previste dalla riforma (la vecchia normativa varrà fino a
giugno solo per gli autonomi). Per le donne si tratta di un aumento
significativo dell'età, che crescerà gradualmente fino al 2018 (quando
sarà equiparata a quella degli uomini). Fino a fine 2012 sono andate in
pensione di vecchiaia donne dipendenti con 61 anni e lavoratrici
autonome con 61 anni e mezzo mentre dal 2013 bisognerà attendere per le
dipendenti i 62 anni e tre mesi e per le autonome 63 anni e 9 mesi. Dal
2014 ci vorranno 63 anni e 9 mesi per le dipendenti e 64 anni e 9 mesi
per le lavoratrici autonome.
L'ANTICIPO Per gli uomini la “stangata” riguarda invece soprattutto la
pensione anticipata. L'abolizione delle quote e l'incremento dei
contributi necessari all'uscita, farà rimanere ancora in ufficio e in
fabbrica un piccolo esercito di lavoratori che si sentiva in dirittura
di arrivo. Se infatti per la pensione di vecchiaia basteranno nel 2013
66 anni e 3 mesi, per la pensione anticipata ci vorranno 42 anni e 5
mesi di contributi. In pratica, per fare un esempio concreto, se si è
nati dopo il 1946 per ritirarsi dal lavoro bisognerà aver cominciato a
lavorare almeno nel 1972. Anche per gli uomini dipendenti è prevista
un'eccezione con la possibilità di andare in pensione a 64 anni se si
sono maturati, entro il 2012, 60 anni di età e 35 di contributi.
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