sabato 1 dicembre 2012

Un articolo di Vincenzo Soddu


 del collega Vincenzo Soddu (da"libriedintorniblog.wordpress.com")

Ancora una volta è il web a spiegare molto bene il senso della protesta dei docenti, che in questi giorni sono presi da un’inspiegabile (e forse innaturale per questa categoria, da sempre divisa) frenesia di rivolta…
Un iceberg, sì un muto, silenzioso, lento iceberg, per metà o forse meno emerso sopra la superficie dell’acqua e per gran parte coperto da essa, quasi a simulare una montagna enorme di cui però nessun navigante è a conoscenza… fino a quando non ci porta la sua barca a cozzarvi sopra, mettendo a rischio le proprie incrollabili certezze…
Come quelle delle 18 ore lavorative di una classe docente fannullona che se la cava con tre ore di “lezione” al giorno ed usufruisce del più lungo periodo di ferie che...
il mondo degli invidiosi conosca…
Fin qui niente di nuovo, l’opinione pubblica non ha mai amato questa categoria che ha il pericoloso controllo delle coscienze dei propri figli, o ancor più dei propri futuri elettori.
A scatenare l’improvvisa, irrefrenabile rabbia è stato invece, ancora una volta, il ministro dell’istruzione, che stavolta si chiama Profumo e che di scuola dovrebbe capirne visto che nella scuola, nell’università ci lavora da sempre…
Il Profumo del bastone, dell’ Italia in cui ci vuole più bastone che carota, che chiede senza alcun preavviso ai docenti fannulloni di aumentare il numero di ore lavorate a parità di stipendio, portandole da 18 a 24 ore a settimana…
Per il ministro, infatti, bisogna portare il livello di impegno dei docenti sugli standard dell’Europa occidentale, ma la scelta del governo toglierà spazio soprattutto a molte supplenze (sia quelle brevi che i cosiddetti spezzoni) e con il risparmio ottenuto si gireranno risorse sull’edilizia scolastica e sulla formazione dei docenti (ne siamo sicuri?)…
D’altro canto il ministro Profumo parla di scuola “meno chiusa e più europea”, ma rimanda ad occasioni future “il giusto aumento delle retribuzioni”.
Ed allora forse proprio la contropartita è l’aspetto più grottesco di tutta questa vicenda…
L’offerta del ministro ai sindacati, e ai docenti, è quella di aumentare il periodo di ferie estive: quindici giorni in più…
Oggi la classe insegnante ha a disposizione un mese di riposo in media, ma spesso nel periodo estivo l’attività lavorativa è ridotta, e quindi i docenti risultano in lavoro anche se di fatto non sono impegnati. Profumo offre uno scambio: 45 giorni di ferie certe da una parte e un aumento di 75 minuti di lavoro al giorno nei mesi del calendario scolastico…
Ai primi di novembre cominciano a tenersi (in maniera spontanea, è questa la novità, direbbe Dalla) affollatissime assemblee di docenti autoconvocati che concordano azioni comuni per attaccare i provvedimenti governativi contro la scuola pubblica, in primis l’aumento delle ore di insegnamento.
Si aderisce (per la prima volta in maniera compatta) agli scioperi del 14, anche con manifestazione, e del 24 novembre, si bombardano la commissione istruzione, i giornali, le trasmissioni televisive, le sedi dei sindacati e dei partiti di email di protesta e critica, si inventano iniziative nelle scuole, come la programmazione di ore di lezione collettive con gli studenti durante la mattina, l’apertura serale delle scuole stesse, per svolgere tutte quelle attività che altrimenti si porterebbero avanti nelle proprie case, o ancora iniziative “bizzarre” come la correzioni dei compiti in piazza o altro…
Così si scopre, improvvisamente, che i docenti italiani in realtà lavorano tanto (il loro orario di lavoro supera già di poco la media europea), e questo in assenza di strutture adeguate, presenti in quasi tutti gli altri paesi europei, che permettano loro di portare avanti quel famoso lavoro sommerso quale correzioni di compiti, preparazione delle lezioni e riunioni di riallineamento della programmazione…
I giornalisti annusano la notizia, i sindacati, presi alla sprovvista, confermano gli scioperi e i politici, dopo aver arricciato il naso per la violenza della reazione, ritirano il provvedimento, rimandando però il tutto a dopo le elezioni…
Vittoria???
I pacifici e riappacificati docenti incassano la presunta vittoria, ma si chiedono: c’era bisogno di tutto questo?
Perché è necessario ogni volta mettere in gioco la propria professionalità per rivendicare un diritto di replica?
Ed allora, tenendosi pronti per la prossima battaglia, e ritornando a scuola, magari incontrando un parente o un genitore, sono già pronti a sentirsi dire: non avete voluto lavorare 6 ore in più alla settimana, un’ora soltanto in più al giorno, con la crisi che c’è… siete soltanto degli inguaribili ed insolenti fannulloni!!!

Vincenzo Soddu

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