Dati allarmanti sull’abbandono e sulla dispersione in tutte le classi. Presentato il rapporto di «Save the Children»
di Pier Giorgio Pinna
SASSARI. Un disastro. Ci sono pochi altri termini per definire il
rapporto dei ragazzi sardi con la scuola. Non va meglio l’esame delle
prospettive: per i giovani il futuro si preannuncia a tinte fosche.
Nell’isola quasi tutti gli indicatori su chance di lavoro e possibilità
di metter su famiglia rendendosi autonomi rispetto a quella originaria
sono negativi, se non addirittura pessimi.
Così dall’Atlante dell’infanzia a rischio promosso per il 2012 da «Save
the children» viene fuori un quadro inquietante. Ancora più grave di
quello emerso da statistiche ufficiali già conosciute e dai dossier
fatti dalla stessa organizzazione negli ultimi anni.
Lezioni. In Sardegna un ragazzo ogni quattro si ferma al diploma di
terza media...
Assieme alla Sicilia, l’isola ha in questo senso la
percentuale negativa peggiore d’Italia circa mancate iscrizioni alle
superiori. Un tasso più allarmante si riscontra soltanto in alcune zone
di Spagna, Portgallo, Malta Islanda e Turchia. Sulla penisola italiana,
invece, a non studiare più dopo i 14 anni è il 18% dei ragazzi, contro
l’obiettivo europeo del 10%. È dunque di 15 punti percentuali il divario
che ci separa dal massimo risultato possibile ipotizzato a Bruxelles,
in questa fase già realtà in altre aree dei 27 Paesi Ue.
Sentieri interrotti. Risulta poi a «Save the children» che la Sardegna
sia la quarta regione italiana per minor sovraffollamento delle aule,
aspetto che nelle città conferma i dati ministeriali. Un altro fenomeno
sconcertante, a ogni modo, sguarnisce tante classi: l’abbandono e la
dispersione. Sotto questo profilo, l’isola è al top negativo: alle medie
come alle superiori continua a crescere il numero degli alunni che
cessano di seguire le lezioni all’improvviso, a volte senza neppure
comunicarlo ai professori. Il livello d’interruzione sardo è il più alto
d’Italia e da tempo conosce un aumento che pare senza fine.
Bocciati e rimandati. Nell’ex Belpaese, agli scrutini dello scorso
giugno, meno di 2 studenti su 3 sono stati promossi direttamente alla
classe successiva. Il 10,3% è stato bocciato. Il 26,5% rimandato a
settembre. A ottobre, la grande maggioranza dei rimandati è stata
promossa. E il numero dei bocciati è così salito all’11,8%. Sensibili le
differenze: nei licei i respinti sono risultati appena 6,5 su 100,
negli istituti professionali 20,5 su 100.
Ma tassi di non ammessi a giugno nettamente sopra la media si sono
registrati in Sardegna (15,1%), Valle D’Aosta (15%) e Toscana (12,3%).
Mentre l’Umbria è stata la regione con la maggiore percentuale di
studenti promossi subito alla classe successiva, con un valore pari al
91,4%.
Le sedi. I dati diffusi dal Miur sull’anagrafe dell’edilizia scolastica
fotografano l’età venerabile di buona parte delle circa 36mila
strutture monitorate in tutta l’Italia. Anche il corpo docente è tra i
piu vecchi d’Europa. E in Sardegna? Se solo una minima parte degli
stabili sono stati costruiti prima della seconda guerra mondiale, la
stragrande maggioranza degli edifici risale però a un periodo compreso
tra il 1945 e il 1980. Mentre negli ultimi 30 anni è stata portata a
termine una minima percentuale delle sedi necessarie per le lezioni su
scala regionale.
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