Non una provocazione dicono dall'Age, l'Associazione italiana
genitori (Age), ma un ragionamento articolato, "lontano da ogni
sterile semplificazione". "È tempo - dicono - di riscrivere un
grande patto sociale sulla nostra scuola". Ecco le proposte dell'Age
Associazione Italiana Genitori Age Onlus - Mobilitazioni e proteste.
C’è malessere nella scuola. È l’ora della corresponsabilità. Una
riflessione aperta.
Si diffondono, talora in modo spontaneo, forme di mobilitazione e
protesta che esprimono il malessere dei docenti nella scuola. Nel
corso di alcuni scioperi, ai quali...
hanno aderito anche gruppi di
studenti, la protesta è sfociata in forme, minoritarie, di scontro
più violento, che sono assolutamente e con fermezza da rigettare.
Da lungo tempo la scuola è oggetto di provvedimenti (ma più
frequentemente di annunci) che, ispirati da una mera logica di
riduzione della spesa, raggiungono solamente l'effetto di screditare
l'istituzione, di dare voce ad opinioni emotive e disinformate, di
svalutare il prezioso lavoro degli insegnanti, genericamente
considerati una categoria privilegiata.
Il nostro Paese pare vedere nella scuola solo una spesa e non un
investimento. È una politica perdente, perché la storia ci insegna che
cittadini meglio formati, con più conoscenze e creatività risollevano
l'economia.
Alcune forme di protesta dei docenti attivate in queste settimane,
che prevedono l’astensione dal colloquio con le famiglie o dalle
attività non squisitamente 'frontali', restituiscono a molti proprio
l'idea di insegnante che si vorrebbe rifiutare, allontanano ancor
più i genitori e il Paese dalla solidarietà con la scuola che si
vorrebbe suscitare, penalizzano gli studenti, cioè i cittadini per i
quali tutto il sistema dell’istruzione è organizzato.
In quanto associazione di genitori, noi non possiamo né intendiamo
interferire su questioni di tipo sindacale: il nostro compito e la
nostra legittima aspettativa sono di natura più ampia e globale,
nell’interesse dei nostri figli; proprio in quest'ottica possiamo e
dobbiamo dire la nostra.
Non siamo per i discorsi semplificatori, poiché la scuola è un sistema complesso.
Non siamo per i discorsi generici: c’è qualche insegnante mediocre e
demotivato, insieme ad ottimi insegnanti e dirigenti, che impegnano
nella scuola il loro patrimonio di dedizione e competenza. Ci sono
anche genitori deleganti e assenti, insieme ai tanti che ancora
credono nella partecipazione e nella presenza.
Perciò è necessario che le migliori esperienze di corresponsabilità e
cooperazione siano conosciute e sostenute, a partire dalla
valorizzazione e dal rilancio di ogni forma associativa di
dirigenti, insegnanti, studenti e genitori.
Ci preoccupa che nella protesta si rifiutino in modo indiscriminato
anche i tentativi di innovazione, e che la protesta rischi di
diventare solo conservazione dell'esistente: partecipazione del
territorio alla vita della scuola, per esempio, non significa
privatizzazione, autonomia statutaria delle scuole non significa
necessariamente arbitrio e discriminazioni.
Pensiamo che sia urgente, più che mai, la realizzazione di
un’autentica valutazione del sistema e non solo degli allievi, una
valutazione delle scuole e dell’insegnamento: ciò per avere dati
certi, per uscire dalle interpretazioni parziali, perché emergano e
siano diffuse le esperienze positive, perché si possano studiare,
per superarle, le differenze tra scuola e scuola, tra sezione e
sezione che già oggi esistono.
La classe docente va ascoltata. Se è vero che c’è fin troppo lavoro
non riconosciuto, fuori dalle ore d’insegnamento, sarà interesse
della stessa categoria renderlo evidente e remunerato com’è giusto.
Questo chiarirebbe i rapporti con la Nazione, con i detrattori, con
l'opinione pubblica e aiuterebbe chi si dedica alla professione a
distinguersi dai colleghi meno motivati e impegnati.
Abbiamo bisogno di un sistema scolastico di alta qualità: solo il 50%
della popolazione italiana ha un diploma di scuola superiore,
mentre in Germania, pur con un'immigrazione nettamente superiore
alla nostra, i diplomati sono l'85%.
Possiamo iniziare a pensare, per tutti i docenti di ogni ordine e
grado, un tempo di lavoro di 36 ore settimanali (che non significa
36 ore frontali!), con possibilità di part time e flessibilità, con
stipendi adeguati almeno alla media europea, con differenziazioni di
carriera e responsabilità riconosciute anche nel salario, con
condizioni di lavoro in ambienti salubri e correttamente attrezzati,
con controlli ripetuti sulle procedure e gli esiti, che vedano
concorrere alla valutazione anche gli insegnanti stessi?
Potrebbe sembrare un'utopia, un sogno irrealizzabile in un tempo di
contrazione di risorse, ma forse, ben calcolando le opportunità che
si aprono (maggiore disponibilità nel colloquio con le famiglie,
flessibilità nell’organizzazione della scuola e nelle progettualità,
copertura di supplenze, percorsi di recupero per gli studenti,
possibilità di formazione in servizio, equità di trattamento fra
tutti i docenti, etc.), non è detto che tutto ciò non significhi
anche un risparmio complessivo per il Tesoro, oltre che per le
famiglie e il Paese.
Anche i genitori, come gli studenti, il mondo dell’Università,
dell’educazione e della ricerca, devono essere ascoltati. Perciò ci
piacerebbe che, anche in assenza degli Stati generali dell'Istruzione
che il Ministro alcuni mesi fa intendeva promuovere, fosse possibile
in Italia riscrivere un grande patto sociale intorno alla nostra
scuola.
da Orizzonte scuola.it
Nessun commento:
Posta un commento