di Vincenzo Pascuzzi
“Verso le elezioni. Si chiude l'era dei tagli
all'istruzione” così titolano Eugenio Bruno e Claudio Tucci sul
Sole24Ore del 22 gennaio. E proprio all’inizio dell’articolo leggiamo:
“Se c'è un aspetto che accomuna tutte le coalizioni in gara per le
politiche del 24 e 25 febbraio è proprio l'intenzione di tornare a
investire su scuola, università e ricerca”.
Ma le cose non stanno proprio così...
Due osservazioni si
impongono. La prima è che nel programma del Pdl non si trova affatto
indicata l’intenzione a tornare a investire su scuola, ecc., al più e
solo implicitamente, non si prospettano nuovi ed ulteriori tagli
dichiarati. La seconda è che, per il Pdl, l’intenzione di tornare a
investire comporterebbe un’autocritica, un mea culpa pesante, cioè il
riconoscere di aver sbagliato, e di grosso, con i tagli della
non-rimpianta ministra Gelmini. Lo stesso operato della ministra
andrebbe criticato, censurato, disconosciuto. Una simile duplice
ammissione, finora, non c’è stata!
Quindi almeno nel programma del Pdl per la scuola non sono
previsti investimenti in più. Tutto il programma elettorale del Pdl
appare come un programma riciclato, di default: vecchie idee, vecchi
obiettivi, direttive vintage già declamate e perseguite a fronte di una
realtà che intanto è cambiata, divenuta più critica, più usurata, di una
scuola “massacrata”, dall’ex ministro Pdl (nel 2008, Gelmini venne
soprannominata “Beata Ignoranza”!), come denuncia Osvaldo Roman (v.
“Perché Profumo non rende noti i dati sul massacro della nostra scuola?”
sul sito rete scuole.net e su altri siti).
In sintesi, le proposte Pdl sono una dozzina eterogenea,
senza organizzazione e strategia, con evidenti omissioni. Andiamo da un
generico “Piano di sviluppo degli asili nido”: ma quali, quanti e in
quanto tempo? statali, comunali, privati?; alla possibilità di iniziare
la scuola a 5 anni, di opinabile condivisione ed efficacia;
all’autonomia delle scuole con i presidi-manager che scelgono loro i
docenti!; alla riproposizione della meritocrazia (declamata salvifica ma
mai definita né resa operativa) magari tramite overdose di test Invalsi
(ma allora chiamiamola “quiz-crazia”!); fino al buono scuola per le
famiglie che optano per le scuole private!
Le omissioni sono anch'esse significative. Non si parla
infatti di se, come e quando assorbire il precariato storico; non si
parla di dispersione scolastica e universitaria (nel frattempo
cresciute); nulla su corsi e altre attività di recupero; nessuna
indicazione sul numero scarso dei nostri laureati rispetto all’Europa o
all’Ocse; non si parla di “classi-pollaio” anche con 30-35 alunni, né di
edifici scolastici adeguati alle esigenze, a norma, antisismici dove
occorra; nessun cenno ai contributi volontari ma generalizzati e ….
imposti - come obbligatori - alle famiglie per l’acquisto di carta
igienica, sapone, detersivi, gessi e pennarelli, toner e carta per
fotocopie, ecc. Insomma tutto l’altro lato consequenziale e
complementare delle riforme dell’allora ministra Maristella.
Nessun commento:
Posta un commento