il Coordinamento scuole di Bologna
Immaginate di avere un figlio di 3 anni. Immaginate di volerlo o doverlo (probabilmente tutte due) iscrivere alla scuola materna. E' un vostro diritto, perché lo Stato ha l'obbligo costituzionale di darvi quella scuola (art. 33, comma 2: La Repubblica… istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi). Ma la scuola pubblica per voi non c'è. Ma vi dicono che potete iscriverlo alla scuola privata parificata.
Immaginate che voi non abbiate i soldi o non vogliate (o
tutte due) iscriverlo a una scuola "bianca", o "rossa" o di
qualsiasi altra "tendenza" preferita dai suoi genitori...
ma lo
vogliate iscrivere alla scuola pubblica, "arcobaleno", perchè abbia a
che fare con tutti i colori, perché il suo colore se lo scelta da solo quando
potrá e vorrá.
Poi scoprite che a quelle scuole monocolore di pochi vengono
incostituzionalmente dati soldi pubblici (art.33, comma 3 -Enti e privati hanno
il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo
Stato), di tutti, compresi i vostri, mentre a voi la scuola di tutti è
ingiustamente, incostituzionalmente negata.
A Bologna 800 genitori hanno provato sulla pelle dei loro
figli la negazione di questo diritto, a Bologna 14000 cittadini hanno
immaginato di provare tutto questo, e hanno deciso che non era giusto; hanno
pensato che ogni euro che c'é andrebbe speso per aprire nuove scuole pubbliche
"arcobaleno", hanno pensato che la libertà di scelta delle famiglie
vada garantita in primo luogo a chi vuole o può scegliere (più probabilmente
tutte due) la scuola pubblica.
Non ce l'hanno con le scuole private cui riconoscono il
giusto diritto ad esistere (“senza oneri per lo Stato) ed il merito di
soddisfare desideri privati diversi dal loro, non ce l'hanno col Comune a cui
riconoscono il merito di aver voluto una scuola pubblica materna di qualità; ce
l'hanno col Comune e le private quando teorizzano la "superiorità" e
la necessità di un sistema integrato e della sussidiarietà, quando svendono un
diritto (vai alla privata, devi andare alla privata perché ci costa meno).
Ce l'hanno con chi "monetizza" i diritti per cui
se non c'è convenienza (piú elegantemente e modernamente "compatibilità
economica") chi se ne fotte, per cui é giusto pensare (e dare) sempre di
più alla sussidiarietà, dirottando risorse dal pubblico. Ce l'hanno con chi
pensa che un referendum su questa cosa, cioè sentire il parere dei propri
amministrati su quale ritengono sia la strada maestra (maggiore impegno del
pubblico e libertà di scelta per tutti o maggiore ricorso alla sussidiarietà
del privato senza la possibilità di scelta per tutti) sia sbagliato.
Ce l'hanno con chi usa una legge minore, la 62 del 2000
(nonostante affermi “fermo restando quanto previsto dall'articolo 33, secondo
comma, della Costituzione”), come grimaldello per raggirare la legge delle
leggi: la Costituzione.
A Bologna il 26 maggio si gioca questa piccola grande
partita tra chi "suggerisce" (il referendum ë consultivo") la
chiara e semplice fedeltà ad un semplice e chiarissimo articolo costituzionale,
sollecitando di imboccare fedelmente quella strada e chi invece da quella
strada ha deviato e propone e si propone di deviare sempre più.
A Bologna il 26 maggio si gioca un'immensa partita tra
questi due opposti modi di concepire la scuola: sempre più pubblica e di
qualità per tutti o sempre un po' piú privata.
Ecco perché il 26 maggio riguarda tutti e tutta l'Italia,
ecco perché il 26 maggio a Bologna riguarda anche te.
Giovanni Cocchi
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