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giovedì 31 gennaio 2013

Futuri insegnanti: la vergogna delle università e il disinteresse generale

da SenzaSoste.it
TFA 20130127Riprendiamo da Megachip questa lettera pubblicata da SenzaSoste. L'autrice vi descrive la sua recente esperienza per poter conseguire l'abilitazione all'insegnamento nelle scuole secondarie. Il risultato è un racconto dalle tinte kafkiane che ci mostra l'incredibile macchina burocratica che ancora dis-governa e muove (se di movimento si può ancora parlare) l'istruzione pubblica nel nostro Paese. (la redazione)...

Sulla scuola: parliamoci chiaro

di Fabio Bentivoglio Megachip.
scuolericchepovereSono trascorsi sedici anni da quel fatidico 15 marzo 1997, giorno e anno della legge n° 59 sul decentramento amministrativo, nota come Legge Bassanini, che nel suo articolo 21 prevedeva la cosiddetta “autonomia delle istituzioni scolastiche”.
Sedici anni di interventi legislativi sulla scuola miranti all’aziendalizzazione di tutto il sistema formativo, compresa l’Università e gli Istituti di ricerca. Sedici anni di addestramento dei docenti a esprimersi con linguaggi aziendali, interiorizzati al punto da apparire quasi naturali. Sedici anni di svuotamento dei contenuti culturali e disciplinari per orientare l’intero sistema formativo verso “competenze” rilevabili con misurazioni valutative in obbedienza a quanto imposto da organismi europei di natura economica. 
Quando si parla di scuola e formazione nei luoghi deputati a decidere le sorti dell’intero sistema, quindi in Parlamento, nella Commissione cultura della Camera ecc. … ci si esprime in questi termini: «La valorizzazione del capitale umano deve essere un aspetto centrale: sarà necessario mirare all’accrescimento dei livelli di istruzione della forza lavoro, che sono ancora oggi nettamente inferiori alla media europea, anche tra i più giovani. Vi contribuiranno interventi mirati sulle scuole e sulle aree in ritardo, identificando i fabbisogni, anche mediante i test elaborati dall’INVALSI, e la revisione del sistema di selezione, allocazione e valorizzazione degli insegnanti» (Mario Monti, Senato, 17 novembre 2011).
Oppure, con la profondità di pensiero di Valentina Aprea, il cui nome è stato abbinato alla Commissione cultura (!) e a numerose proposte di legge: «Dopo un primo bilancio della strategia di Lisbona, l’Unione Europea guarda già ai prossimi dieci anni. In particolare, tra le priorità di Europa 2020, troviamo quella di una crescita intelligente basata cioè su un’economia della conoscenza e dell’innovazione… La chiave di volta per camminare lungo questa direttrice… è l’integrazione tra il sistema educativo di istruzione e formazione e il mercato del lavoro. Un’integrazione che si realizza gradualmente basandosi proprio sul concetto di “ competenze personali”… è dunque una necessità improrogabile la rotta da tenere: attenzione privilegiata al mondo del lavoro e apprendimento per competenze personali.» (Valentina Aprea, 5 mosse per mandare in soffitta la vecchia scuola).
In tutta evidenza per realizzare tali finalità ci vogliono scuole “autonome”, dove per “autonome” si intende scuole che pur mantenendo una forma pubblica siano poste nella condizione giuridica di agire come istituti privati.
La forma pubblica è ormai talmente residuale che, a livello parlamentare, ormai si discute apertamente di trasformare le scuole in fondazioni, cioè in istituzioni mediante le quali i privati perseguono scopi collettivi.
Poco importa se al momento l’ipotesi non è ancora operativa, è solo questione di tempo. Francamente non capisco lo stupore di chi si stupisce di questa prospettiva, perché è un destino inscritto nel DNA dell’autonomia scolastica.
Allo scopo di valutare se quanto sta accadendo nelle scuole sotto i nostri occhi è una degenerazione dello spirito dell’autonomia scolastica, o, all’opposto, la sua coerente attuazione, è utile rinfrescare la memoria per ricordare alcuni articoli di quella legge del lontano 1997.
Quella legge ha reso autonome le istituzioni scolastiche attraverso la concessione della personalità giuridica, proprio per farle diventare permeabili agli interessi extraculturali: il sesto comma dell’art. 21 della legge Bassanini, prevede la possibilità di accettare donazioni, eredità e legati e dunque aprirsi ai condizionamenti dei donatori.
L’ottavo comma dell’art.7 del regolamento attuativo (approvato dal consiglio dei ministri del 25 febbraio 1999) consente di stipulare convenzioni con associazioni o agenzie operanti sul territorio, per la realizzazione di specifici obiettivi: ciò apre la strada a piegare obiettivi ed esigenze della scuola anche a finalità non di natura educativa.
Il decimo comma dello stesso regolamento, rende possibile acquisire servizi e beni mediante la partecipazione a consorzi anche privati (dunque darsi un interesse economico privato collegato con altri interessi dello stesso genere). Secondo l’art. 3 del regolamento attuativo l’autonomia di ogni istituzione scolastica si concretizza nel suo specifico Piano dell’Offerta Formativa (il POF), un documento elaborato dal Collegio dei Docenti (sulla base delle scelte di gestione e di amministrazione definite dal Consiglio di Istituto, tenendo conto delle proposte delle associazioni informali dei genitori e degli studenti) cui si assegna il compito di definire addirittura l’identità culturale dell’istituzione scolastica.
Concepire l’autonomia come delega alle istituzioni scolastiche di darsi ciascuna singolarmente un proprio piano dell’offerta formativa, operando poi con strategie di marketing per farsi pubblicità e attirare clienti, oltre ad essere impossibile in pratica è anche assurdo in un’ottica culturale. Ma è un assurdo che cessa di essere tale se giudicato in ragione del fine che il legislatore si è posto. Il fine della legge sull’autonomia scolastica è stato ed è lo scardinamento del carattere pubblico e nazionale del sistema dell’istruzione (in cui i diversi tipi di scuola e i singoli istituti scolastici erano articolazioni settoriali e locali, espressione di un progetto educativo nazionale), da sostituirsi con un sistema solo formalmente pubblico, organizzato con logica privatistica in cui ogni singolo istituto, posto nelle condizioni giuridiche di procacciarsi finanziamenti e risorse, progetta se stesso in competizione con altre scuole.
A che scopo?
È importante rileggere cosa scrivevano in quegli anni i protagonisti della riforma, proprio per evitare di scandalizzarsi a fronte di quanto si scrive e si fa oggi: «Il Piano dell’offerta formativa (POF) definisce le strategie generali adottate dalla scuola per migliorare la qualità dei propri processi formativi… e ciò prevede la valorizzazione delle risorse di cui ciascuno studente è in possesso per sviluppare le conoscenze, le competenze e le capacità in funzione di un proficuo inserimento nella società e nel lavoro… sviluppando la formazione all’autoimprenditorialità e ponendo attenzione alle componenti cognitive della formazione fondate sul saper fare… […] Il passaggio alla scuola dell’autonomia… si riassume come passaggio dalla riorganizzazione della programmazione didattico-educativa… alla progettazione di curriculi formativi generatori di competenze, in coerenza con le esigenze del territorio (il POF), che fa capo al sistema della formazione integrata. Il tutto mediante una didattica per progetti.» (Quaderni di Iter n. 3, Autonomia 2000. Dalla sperimentazione all’ordinamento, pp. 82-99). È il passaggio dalla scuola dei programmi (quindi delle “materie” vincolate allo svolgimento di programmi nazionali in funzione della formazione dell’uomo e del cittadino) alla scuola dei progetti per sviluppare competenze e «spirito di imprenditorialità» del giovane studente in funzione delle esigenze del mercato del lavoro. Questo è stato annunciato, detto e fatto sedici anni fa.

Ad evitare equivoci: nessuno rimpiange la cosiddetta scuola tradizionale - anteriore alla riforma - che era giunta ormai al capolinea.
In quella scuola i contenuti erano trasmessi in modo meccanico, arido, con formalismi e modalità didattiche insopportabili. La scuola, però, doveva essere riformata con criteri culturali, tenendo conto delle diverse fasi evolutive dell’età scolare, allo scopo di rivitalizzare la finalità vera della scuola, cioè promuovere lo spirito critico e l’autonomia di giudizio dei giovani.
È stata invece imboccata la strada dell’aziendalizzazione forzata i cui moduli organizzativi sono necessariamente distruttivi se applicati a un’istituzione la cui logica di funzionamento risponde ad altri scopi e finalità. Se organizzassimo un’azienda con principi tratti dall’universo scuola sicuramente fallirebbe. E viceversa. Quest’ovvietà non è più oggetto di discussione: il dogma del totalitarismo aziendalistico ha ormai colonizzato il pensiero e le coscienze.

A tal proposito merita di essere segnalato il saggio di Nicola Capone Libertà di ricerca e organizzazione della cultura (La scuola di Pitagora, Napoli, 2013) che dimostra con rigore documentale come il mondo della cultura e della scienza abbia ormai accettato come una sorta di destino ineluttabile il fatto che tutto il sistema della formazione debba essere strumento funzionale agli interessi del mercato: si chiede a tutti gli insegnanti di formare un sapere “utile” trasformabile in valore di mercato!
E dimostra come questo progetto di trasformare ricerca e pensiero in ancelle del mercato si realizzi attraverso due dispositivi combinati: il taglio programmato della spesa pubblica per l’istruzione e una legislazione tesa all’aziendalizzazione degli istituti di ricerca e di alta formazione, oltreché della scuola.
Riduzione della spesa pubblica e aziendalizzazione sono dunque due facce della stessa medaglia. La parola magica di questo moderno processo di asservimento del sapere iniziato a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso è, appunto, l’autonomia. Dopo aver analizzato il nobile significato con cui l’hanno intesa i padri costituenti (l’autonomia, quella vera, è condizione di libertà in quanto garantisce le istituzioni nella loro opera di promozione culturale e di ricerca al riparo da condizionamenti e/o pressioni di interessi extra culturali, politici o economici che siano) l’autore dimostra come, oggi, tale significato sia stato letteralmente capovolto, facendolo diventare sinonimo di “aziendalizzazione”: «Questa speciale interpretazione dell’autonomia, insieme al taglio progressivo dei fondi destinati alla ricerca e alla formazione, si sta risolvendo in un sostanziale obbligo alla privatizzazione dell’intero sistema formativo nazionale, con il risultato di trasformare la tanto declamata autonomia finanziaria degli atenei in una trappola mortale attraverso la quale assoggettare l’autonomia del sapere alla volontà delle burocrazie ministeriali sempre più obbedienti alla logica spietata del mercato e della concorrenza.» L’intero sistema di formazione culturale, dunque, è caduto nella “trappola mortale” dell’autonomia.

A questo punto domando: c’è qualcuno in grado di citare un solo provvedimento di un certo rilievo, concernente la scuola, che nel corso di questi sedici anni non sia stato in linea con le finalità formulate in quel lontano 1997?
C’è qualcuno in grado di spiegare razionalmente per quale recondita ragione un qualsiasi governo dovrebbe “investire di più” nella ex scuola pubblica statale, mantenendo intatto un quadro giuridico-normativo concepito per lo scopo opposto, cioè l’autofinanziamento dei singoli istituti con la possibilità di scaricare i costi sulle famiglie?
C’è qualcuno in grado di spiegare per quale recondita ragione i governi dovrebbero valorizzare la professione docente (in termini di retribuzione, livello culturale e quindi di dignità professionale) dal momento in cui, a muso duro, ai docenti è stato detto per ben sedici anni che il loro ruolo è di sviluppare competenze che saranno verificate da modelli standard di rilevazione funzionali al mercato del lavoro?
C’è qualcuno in grado di spiegare razionalmente la compatibilità tra uno solo degli obiettivi delle attuali proteste dei docenti e degli studenti con il quadro normativo e le finalità previste dalla legge sull’autonomia scolastica?
Il punto, allora, è proprio questo e su questo punto è giunto il momento di parlarci chiaro: tutte le sacrosante rivendicazioni provenienti dal mondo della scuola nelle sue varie componenti, o le inscriviamo in un’agenda che al primo posto esige l’abolizione della cosiddetta autonomia scolastica allo scopo di mettere una pietra tombale sulla stagione della scuola dell’autonomia, oppure, accettandone la logica e operando al suo interno, qualsiasi rivendicazione che abbia un minimo di senso culturale, sociale, formativo e democratico è destinato a rimanere parola vana.
Non si può continuare ad agire con la logica della “vertenza”, tipica della cultura sindacale del '900, quando la battaglia non riguarda provvedimenti circoscritti e contingenti all’interno di un quadro generale comunque condiviso dalle parti.
La battaglia, oggi, è impari: da un lato c’è un progetto di scuola messo in atto nel corso di sedici anni, che ha modificato radicalmente la natura della scuola, i suoi scopi, la sua organizzazione e che ha coerentemente declassato la professione docente a livello di esecutori addestrati (l’umiliazione delle prove preselettive del recente concorso cui sono stati sottoposti i nostri colleghi dovrebbero suscitare un moto di sdegno in chi ha ancora conservato un barlume di dignità professionale), dall’altro si registrano reazioni episodiche, frammentate, o comunque proteste che non mettono mai seriamente in discussione la logica di quel progetto. E che perciò sono destinate a soccombere.
Una battaglia per una scuola pubblica nell’accezione costituzionale del termine non può essere condotta con questa paralizzante contraddizione che ha caratterizzato le proteste sino a oggi. Mi spiego. Non c’è dubbio che l’esito di una battaglia sociale su obiettivi sociali la si vince o la si perde in base ai rapporti di forza. Detto questo, però, per essere combattuta con qualche speranza di esito positivo, è necessario individuare il vero fronte su cui scontrarsi.
Mi spiego con un esempio. In Val di Susa la popolazione ha intrapreso una battaglia contro il progetto della TAV: con ogni probabilità perderà (perderemo) questa battaglia per rapporti di forza asimmetrici. Lo scontro, però, avviene nella “trincea” giusta, nei cantieri, creando difficoltà e problemi a quanti devono devastare il territorio con ruspe e trivelle, e a livello politico, non votando più per quanti sostengono quel progetto. Se invece, pur mantenendo le medesime parole d’ordine contro la devastazione del proprio territorio e la difesa dell’ambiente, il popolo NO-TAV protestasse proclamando lo sciopero della briscola in tutti i bar della valle, agevolando il passaggio di ruspe e trivelle e votando per quei politici che sostengono quel progetto, la battaglia sarebbe persa in partenza. È esattamente quello che da anni sta accadendo nella scuola.
Le ruspe e le trivelle che devastano il territorio della scuola sono in opera da sedici anni, e, come abbiamo visto, si chiamano POF, capitale umano, valutazione dei prodotti, competenze, “utenti”, INVALSI, progetti, ottuso egoismo competitivo, personalizzazione dell'offerta formativa, abolizione delle ore di compresenza, scomparsa dei programmi nazionali della scuola primaria ecc... e queste sono le ruspe e le trivelle contro cui dovrebbe essere indirizzata una lotta di lungo respiro.
L’opposizione alla scuola-azienda rimane illusoria se non si traduce in un’individuazione teorica dei punti nevralgici che trasmettono nella scuola gli impulsi aziendalistici così da attivare una mobilitazione pratica per reciderli. Ad oggi, esiste in Italia una sola scuola che si sia rifiutata, in nome della dignità culturale, di stendere il POF? Si obietta: ma è obbligatorio! E allora si scriva nome, indirizzo e numero di telefono della scuola e l’elenco delle discipline che vi s’insegnano! Punto.

Riflettiamo sull’ultima grande fiammata di proteste tra ottobre e novembre che, in occasione del minacciato aumento dell’orario di lavoro di ben sei ore, ha dato vita a cortei, comitati, assemblee autoconvocate in tutte le città d’Italia, in nome della difesa della dignità della professione docente e della scuola pubblica statale. Questa fiammata, non sorretta da un progetto strategico globale alternativo a quello dell’autonomia, si è ovviamente ben presto esaurita.
Anzi, al rientro dalle vacanze di Natale, quelle stesse scuole che avevano stilato accesi documenti di protesta, bloccato tutte le cosiddette attività aggiuntive, dimissionato i coordinatori di classe ecc... (che è l’equivalente dello sciopero della briscola in Val di Susa) hanno poi provveduto a coprire di manifesti i muri della città (cito per esperienza e visione diretta) per guadagnare nuovi iscritti, producendo anche patetici spot pubblicitari da inserire nel sito della scuola. E sono già iniziate le grandi manovre per aggiornare i POF. Le ruspe e le trivelle che hanno distrutto la scuola sono tenute in efficienza dalle scuole stesse. Traduzione: il modello di scuola contro il quale si dice di combattere è stato in realtà interiorizzato. La vera trincea, dove si dovrebbe combattere la vera battaglia, è deserta.
Stupisce che a distanza di così tanti anni sia ancora diffuso tra i docenti l’atteggiamento di interpretare l’autonomia con i colori delle proprie intenzioni soggettive, quindi vivendola come una sorta di maggiore libertà nel prendere iniziative o progettare eventi non proponibili nella “scuola tradizionale”. Questa convinzione di potersi ritagliare uno spazio proprio, libero, astraendo dal contesto oggettivo entro cui l’azione pratica si svolge, è davvero un’illusione in cui si vuole credere.

Ma il cerchio ormai si sta chiudendo: la selezione dei docenti attraverso prove standardizzate che si ispirano a un concetto di meritocrazia degno di una comunità di scimpanzé (vince chi è più addestrato e chi sa addestrare meglio), i residui finanziamenti pubblici destinati alle scuole “migliori” cioè quelle in cui si addestra meglio a “imparare a imparare” (che cosa?), finiranno per far evaporare anche queste ultime illusioni. Sempre che non si decida una buona volta, tutti insieme, di far chiudere questa storia penosa dell’autonomia, impegnandosi nel contempo per l’elaborazione di un progetto culturale di scuola che nel nuovo contesto storico consenta alle giovani generazioni di partecipare con responsabilità, senso critico e memoria storica alla vita collettiva. Questo deve fare la scuola.


NOTA
L’aziendalizzazione dei sistemi formativi è un fenomeno storico che non è possibile trattare nello spazio di un articolo. Esiste però, ormai, una vasta letteratura che ha affrontato l’argomento e che ha analizzato il significato storico-culturale del processo attualmente in corso. Qui ci limitiamo a segnalare soltanto alcuni materiali che crediamo possano essere utili per meglio contestualizzare la vicenda dell’autonomia scolastica.
Segnaliamo in particolare questa pagina di un sito internet (curato da Roberto Renzetti) che rappresenta una miniera quasi inesauribile di analisi e ricostruzioni storiche del processo di aziendalizzazione della scuola:
 Utile può risultare inoltre la lettura del dossier del laboratorio politico culturale Alternativa: “Alternativa e scuola. Il coraggio di andare controcorrente”, in particolare alle pagine 18/32 di questo dossier, segnaliamo per lo spessore storico-culturale dell’analisi l’articolo di Massimo Bontempelli “Storia di uno sfascio epocale”.
In effetti, allo stato attuale delle cose, non esiste alcuna forza politica che abbia nel proprio programma l’abolizione dell’autonomia scolastica! (E questo dovrebbe farci riflettere non poco...). A quel che ci risulta, solo Alternativa ha avanzato una simile proposta di vera rottura con il quadro presente.

Manifestazione Roma 2 febbraio

Scuola pubblica, sanità, beni comuni: di tutte/i per tutte/i

Partenza alle ore 14 da piazza dell'Esquilino

Il movimento delle scuole dello scorso autunno ha reclamato il diritto ad un'istruzione di qualità per tutte e tutti, contrastando l'ennesimo progetto di tagli alla scuola, attraverso l'aumento dell'orario di la­voro a parità di salario, avanzato dal governo Monti e di aziendalizzazione degli istituti, attraverso la cancellazione degli organi collegiali avanzata nel Ddl Aprea-Ghizzoni. Il governo Monti e il parlamen­to uscente, sconfessato in piazza...

ControAgenda studentesca Elezioni Politiche '13

  Le proposte delle studentesse e degli studenti medi ed universitari per un sistema formativo pubblico, finanziato e di qualità, per uscire dalla crisi con più diritti per tutte e tutti

leggi l'articolo

Merito? Eguaglianza!

Il ‘merito’ è una truffa. ‘Far progredire i migliori’, proclamano i pasdaran del merito. Ma a chi spetta valutare le capacità altrui, se non a coloro che, spesso tutt’altro che meritevolmente, stazionano in cima alla scala sociale? Eppure, anche dal basso s’invoca il merito, fingendo di non sapere che la valutazione finale spetterà agli inquilini dei piani alti. Cioè ai privi di merito.

di Alessandro Robecchi, da MicroMega...

mercoledì 30 gennaio 2013

NOTIZIE DAL CORDINAMENTO INSEGNANTI CAGLIARI



Lunedì 28 gennaio 2013, presso l'auditorium del liceo Euclide di Cagliari,  a cura del Coordinamento Insegnanti Cagliari,   si è tenuta un'affollata assemblea per incontrare i candidati alle prossime elezioni dei diversi schieramenti politici...

PresaDiretta si occupa delle spese militari

Anche esperti e temi di Rete Disarmo protagonisti della puntata in onda domenica 3 febbraio su RaiTre (ore 21.30)

su RAITRE Domenica 3 FEBBRAIO 2013 ore 21:30

Presa Diretta Questa settimana Presadiretta si occuperà delle spese militari. Verrà in particolare affrontato il tema dell’acquisto degli F35, che sono sia caccia intercettori che caccia bombardieri, prodotti negli Stati Uniti dalla Lockheed Martin. Gli F35 sono aerei capaci di trasportare armi nucleari. E’ il sistema d’arma più costoso del mondo. L’Italia ha deciso di comprare 90 F35 nelle sue varie versioni: spenderemo per questo acquisto 13 miliardi subito, la spesa salirà fino a 40 miliardi se calcoliamo quelli che saranno i costi di esercizio e di manutenzione nel corso dei prossimi anni.
Il Canada, l’Olanda, L’Australia e la Turchia  hanno deciso di sospenderne l’acquisto perché gli F35 costano troppo

TFA speciali per infanzia, primaria e secondaria di I e II grado, parere favorevole del Senato. Le motivazioni del requisito "3 anni di servizio"


Ieri il Senato ha espresso parere favorevole alla modifica del dm 249/10, che porterà all'attivazione dei TFA speciali. Pubblichiamo il resoconto, da cui si evince il dibattito sul requisito di servizio, posto a 3 anni di servizio tra l'a.s. 1999/2000 e il 2011/12. Segnaliamo la vittoria dell'Associazione Adida per l'ammissione al TFA di candidati esclusi dalla prova orale. I Cobas sull'organizzazione del TFA in Toscana

Organici 2013/14. Studenti aumentano di 27mila unità, docenti restano inviarati. Insegnanti sostegno insufficienti

Oggi si è svolto al MIUR un incontro con i sindacati sull'organico del prossimo anno. In aumento gli alunni disabili, docenti insufficienti.
 La situazione degli alunni è così articolata:

Elezioni 2013. Proposte per la scuola da CONITP

Il CONITP, considerata l’imminenza delle prossime elezioni politiche, presenta le seguenti proposte per il miglioramento della funzione della Scuola Italiana e per la tutela del personale scolastico:

Solo un mese di vacanza? Giallo e polemiche sulla proposta di Monti

La notizia battuta dalle agenzie, secondo cui il pool di economisti della lista “Scelta civica” di Mario Monti avrebbe ipotizzato la riforma del calendario scolastico prevedendo un solo mese di vacanza, ha destato interesse, perplessità e polemiche.
Secondo indiscrezioni (agenzia Agi), la bozza del documento

Nuovi criteri per il dimensionamento delle istituzioni scolastiche

Verso l’intesa in Conferenza unificata. 

Si va verso l’intesa in Conferenza unificata per definire i nuovi criteri del dimensionamento delle istituzioni scolastiche.
Lo schema di intesa (con i perfezionamenti richiesti nel precedente incontro) è stato trasmesso dal Miur alla Conferenza, in vista dell’approvazione definitiva prevista per il

martedì 29 gennaio 2013

Chiedo scusa se vi parlo di Susanna

di Daniela Pia

Le hanno buttate dentro un aula, quando servivano. Loro hanno accolto quella chiamata come una liberazione dall’attesa davanti al telefono: settembre, ottobre… lavorerò, non lavorerò, chissà. Si sono fatte le ossa con bambini vivaci, difficili, intelligenti, gioiosi. Hanno ragionato con ragazzi demotivati, scoraggiati, pieni di creatività o solo

Scuola: nella riforma Monti solo un mese di ferie

Riforma lavoro Monti: scuola solo un mese di vacanzeLo prevede la bozza di riforma del lavoro a cui lavora la lista Monti. Una misura che "non vuole aggravare il lavoro degli insegnanti" ma favorire i genitori lavoratori. Istituti aperti 11 mesi l'anno per attività sportive, di recupero e alternative

La bozza di riforma del mercato del lavoro a cui sta lavorando la lista Monti prevede anche una riforma del calendario scolastico in modo da limitare ad un mese

venerdì 25 gennaio 2013

INCONTRO CON I RAPPRESENTANTI DEI PARTITI POLITICI



COMUNICATO  STAMPA

IL COORDINAMENTO INSEGNANTI  CAGLIARI
dopo la correzione dei compiti sulle gradinate di Bonaria  e dopo la manifestazione “Un libro per un Minuto “
organizza un
Incontro con i rappresentanti dei partiti politici
sul tema
Dove sta andando la Scuola Pubblica Italiana ?
Lunedì 28 gennaio 2013  , Ore 17
presso il liceo Classico Scientifico Euclide
via Araolla traversa via Peretti, 9, Cagliari
Sono stati invitati i  rappresentanti dei seguenti partiti politici:
Lista civica Monti ,Movimento 5 stelle, PD, PDL
Rivoluzione civile,  SEL, , UDC.
moderatore: Vito Biolchini (giornalista)
seguirà dibattito aperto a tutti i presenti

Ecco l'appello dei presidenti dei consigli di circolo e d'istituto della provincia di Bologna alle forze politiche per salvare la scuola pubblica

Dai Presidenti dei Consigli di Circolo e d’Istituto della provincia di Bologna

Ai Candidati di tutte le forze politiche alle prossime elezioni per il rinnovo del Parlamento

Gentilissima/o,
siamo Presidenti di Consigli d’Istituto, cittadini eletti come rappresentanti di quella larga parte del Paese che ha figli a scuola; cittadini che hanno scelto con sacrificio e passione di dare una mano al tesoro più prezioso di un Paese.

Ci rivolgiamo a Lei certi che le nostre riflessioni possano essere ora prese in considerazione

martedì 22 gennaio 2013

RIUNIONE DEL COORDINAMENTO



Come annunciato nelle precedenti assemblee, abbiamo pensato di organizzare un incontro con alcuni esponenti politici sardi, interessati ai temi della scuola o candidati alle prossime politiche.
Poiché dalle nostre assemblee sono emersi temi interessanti e osservazioni comuni, vorremmo proporre alcune (almeno alcune fra le tante!) urgenti questioni, al fine di ascoltare e valutare le loro posizioni.
Riteniamo importante rivendicare anche in sede politica il nostro ruolo e la nostra forza rappresentativa.
Vent'anni di politiche distruttive e la deriva catastrofica di questi ultimi tempi ha probabilmente riacceso qualche speranza di poter formulare delle proposte comuni. Ma, a fronte di tante, troppe, questioni da affrontare, è indispensabile in questo momento selezionare alcuni temi focali.
Da un incontro spontaneo di alcuni di noi, è nata la necessità di considerare irrinunciabili i seguenti temi, da proporre in forma di domande ai politici che vorremmo invitare all’incontro:
1. la riforma Moratti-Gelmini;
2. il problema storico del precariato;
3. il taglio delle risorse finanziarie alle scuole;
4. la minaccia (fino all’esautorazione di fatto) del modello della democrazia collegiale, che trova forma definitiva nel progetto di legge Aprea-Ghizzoni;
5. la questione stipendiale con tutte le implicazioni di cui abbiamo sperimentato l’ennesima prova maldestra negli ultimi tempi;
6. il dimensionamento della rete scolastica (punto da trattare se confermasse la partecipazione l'assessore regionale Sergio Milia, candidato alle politiche e per questo invitato).

Per definire l'iniziativa e gli aspetti organizzativi, convochiamo una riunione per il pomeriggio di
martedì 22 alle ore 16,30 presso il Liceo Artistico di Via Sant'Eusebio a Cagliari.

Per il coordinamento:
Antonella, Daniela, Laura, Mariella, Paola, Andrea, Bruno, Francesco, Franco, Giorgio, Mauro.   

PS: chi non può venire alla riunione, può mandare idee, proposte, suggerimenti....

Lettera del Professionale Meucci di Cagliari al Ministro Profumo



Spett.le Ministro Profumo

Noi docenti dell'I.P.I.A. "A. Meucci" di Cagliari, consapevoli dell’importante lavoro che il suo ufficio è chiamato ad espletare, ci assumiamo l’impegno di far stare quel che abbiamo da dire nella misura di questa pagina. Dopo un breve dibattito fra noi insegnanti, siamo stati tutti concordi nello stabilire di riportare solo “fatti”, declinando la tentazione di riferire considerazioni e commenti che affidiamo, come naturale sintesi, alla sua lettura...

lunedì 21 gennaio 2013

Iscrizioni on line: FAQ MIUR

 Le domande più frequenti al Ministero della Pubblica Istruzione sulle iscrizioni

leggi la documentazione completa

domenica 20 gennaio 2013

sull'obbligo di retribuzione delle attività di formazione

OBBLIGHI DI LAVORO DEL PERSONALE  DOCENTE

Gli obblighi di servizio del personale docente, stante la contrattualizzazione del rapporto di lavoro operata dal Dlgs 29/93, come riformato e vigente (Dlgs 165/2001), non possono che essere individuati se non all’interno della normativa pattizia che regola la fattispecie. Come è noto, gli obblighi di servizio dei docenti sono costituiti solo ed esclusivamente dalle attività di insegnamento e dalle attività funzionali all’insegnamento (articoli 28, 29 e  30 del CCNL 2006/2009 tuttora vigente) che sono state programmate dai competenti organi e che sono state inserite nel piano annuale delle attività ai sensi del...

Democrazia scolastica: l'U.S.R. del Veneto ritiene invariato il compito deliberativo del Collegio docenti rispetto al Piano delle attività



Pubblicato da comitatonogelmini

di Carlo Salmaso

20 gennaio 2013

Il decreto legislativo 294 del 1997, Testo Unico delle disposizioni legislative in materia di istruzione, all'art. 7 comma 2 recita:

Il collegio dei docenti:

a) ha potere deliberante in materia di funzionamento didattico del  circolo o dell'istituto. In particolare cura la programmazione dell'azione educativa anche al fine di...

Qualcosa non quadra

di Francesco di Lorenzo

I nostri livelli di alfabetizzazione sono bassissimi, tanto per essere brutali e chiari. Ce lo ripete con insistenza il professor Tullio De Mauro, ex ministro dell'Istruzione. L'occasione ultima sono stati i dati appena pubblicati, sullo stesso argomento, per quanto riguarda la Francia. Beh, nel confronto perdiamo malamente. Un solo dato esemplificativo: 'In Francia il 7 per cento non capisce o non sa scrivere una breve frase, in Italia il...

Vogliamo essere ascoltati



di Paola Frau
Al momento in tutta Italia c'è un fermento del quale ancora non abbiamo la misura; coordinamenti, movimenti, assemblee, collegi dei docenti, i modi con cui la protesta monta dalla Lombardia alla Calabria, dalla Sicilia alla nostra Sardegna.
I media secondo i casi sono più o meno attenti al fenomeno, spesso dedicano solo poche righe , perché il momento è critico , troppe persone sono...

L’Agenda Monti per tutte le stagioni. Lo schema culturale da rompere

di Vincenzo Pascuzzi

Nell'Agenda Monti, la settima frase relativa alla scuola recita testualmente così: "Serve rompere uno schema culturale per cui il valore dello studio e della ricerca e il significato della professione di insegnante sono stati mortificati."...

A SCUOLA SERVE PIU' ORIENTAMENTO

 da il Sole 24 Ore
La crisi sta cambiando le scelte dei ragazzi. Ci si iscrive meno all'università e usciti dalla scuola si punta subito a un impiego stabile (e non importa se poco coerente con il percorso di studi fatto). L'indagine sui diplomati 2012 realizzata da AlmaDiploma, che verrà presentata oggi al ministero dell'Istruzione, mette in luce almeno due aspetti,...

venerdì 18 gennaio 2013

Scatti di anzianità e fondo di istituto: taglio a funzioni strumentali, incarichi specifici ATA e ore eccedenti

Ieri al MIUR si è svolto un incontro interlocutorio (aggiornato al 24 gennaio) tra Ministero e sindacati circa i tagli da effettuare al fondo di istituto al fine di reperire i finanziamenti per il pagamento degli scatti di anzianità. Poco più di 3.000 euro a scuola per le funzioni strumentali.
Le riduzioni al fondo di istituto, secondo l'ipotesi presentata dal Ministero e ancora da approvare definitivamente, riguarderanno:...

1°Documento del Coordinamento Insegnanti Cagliari (su proposta di Laura Parisi, Liceo Siotto CA, rivista e integrata)


Il coordinamento insegnanti Cagliari, riunitosi il 7 novembre 2012 all’Istituto “Meucci” di Cagliari e il 16 novembre al Liceo Siotto Pintor di Cagliari, ha discusso della attuale situazione della scuola italiana, soffermandosi sulle recenti proposte del ministro Profumo di aumento dell’orario di lavoro dei/delle docenti delle scuole secondarie e sul DDL n.953 (ex  decreto “Aprea”) sull’abrogazione degli organi collegiali, in via di approvazione.

Il Coordinamento ha formulato le seguenti osservazioni:...

Appello per la manifestazione nazionale della scuola e dei beni comuni del 2 febbraio Scuola pubblica: di tutte/i per tutte/i


Il movimento delle scuole dello scorso autunno ha reclamato il diritto ad un’istruzione di qualità per tutte e tutti, contrastando l’ennesimo progetto di tagli alla scuola...

DOCUMENTO DEI DOCENTI FIRMATARI DEL LICEO CLASSICO E LINGUISTICO “E. PIGA” DI VILLACIDRO E DELL'ISTITUTO MAGISTRALE “E. LUSSU” DI S. GAVINO


Noi sottoscritti firmatari, docenti del Liceo Classico e Linguistico “E. Piga” di Villacidro edell'Istituto Magistrale “E. Lussu” di S. Gavino, esprimiamo profonda indignazione alla luce dei recenti tentativi ministeriali, e del Governo tutto, di infangare e sminuire il lavoro della categoria docente. Da anni ormai gli ambienti politici, i mass media e, di riflesso, l’opinione pubblica sono impegnati in una crociata volta alla...

martedì 15 gennaio 2013

COMUNICATO DAL MEUCCI OCCUPATO – CARPI 15 GENNAIO 2013


Riceviamo e pubblichiamo

“La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.” Art.  9 Costituzione Italiana.
La cara Costituzione dice che la Repubblica deve promuovere lo sviluppo della cultura, quindi, anche la scuola pubblica.
È quello che i nostri passati governi hanno fatto fino ad ora?
La risposta è semplice:  vedendo i continui tagli che vengono effettuati su di essa – precisiamo che...

Coordinamento delle scuole di Ferrara e provincia “La scuola è di tutti”


Amelia Marchi, Ferrara

“La scuola è di tutti” è un coordinamento composto da insegnanti “liberi e pensanti” provenienti da diversi istituti della città e provincia. Spinti dalla sempre più preoccupante situazione in cui versa la scuola pubblica statale, molti docenti hanno deciso di unirsi per denunciare i problemi e le disfunzioni cui ogni giorno sono sottoposti tutti coloro che vi operano, in primis gli studenti...

Se tocca al PD: cosa cambia dall'asilo al liceo


 Ecco l’orario lungo per i prof.

Stipendio più alto per chi si impegna pure il pomeriggio

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lunedì 14 gennaio 2013

Discorso di Piero Calamandrei in difesa della Scuola nazionale




Scritto da Piero Calamandrei - Introduzione di Salvatore Borsellino   

Questo discorso di Piero Calamandrei in difesa della Scuola Pubblica ha quasi sessanta anni ma sembra scritto oggi.
La differenza sta nel fatto  che quella che Pietro Calamandrei poneva come una ipotesi astratta è diventata oggi, purtroppo, realtà attraverso un "totalitarismo subdolo, indiretto, torbido. come certe polmoniti torpide che vengono senza febbre ma che sono pericolosissime"...